Asiago - Le grotte dei Sette Comuni

ALP - Maggio 1992

L'Altopiano dei Sette Comuni. conosciuto più comunemente con il nome di Altopiano di Asiago, sta salendo alla ribalta della cronaca per gli interessi esplorativi e ambientali che ha suscitato in modo sempre più eclatante tra gli speleologi.

Un sistema sotterraneo che sfiora i 1.000 metri di profondità, uno studio idrogeologico che ha dimostrato la vulnerabilità di un acquifero destinato ad assumere una Importanza fondamentale per tutto il Veneto, un convegno internazionale di alto livello scientifico. sono alcuni elementi che stanno portando I'argomento Altopiano al centro dell'attenzione. Dal punto di vista geografico, quest'area occupa una posizione centrale nell'ambito della lascia delle Prealpi venete e può essere considerato l'altopiano per eccellenza a causa della considerevole estensione (oltre 600 Km2) delle sue superfici sommitali, delimitate tutt'intorno da ripide scarpate. Le altezze variano tra i 600 e i2300 metri sul livello dei mare. Il bosco e il pascolo, la maggiori risorse dell'Altopiano, hanno attratto l'uomo fin dalla protostoria e hanno incrementato una antropizzazione accentuata. Attualmente, oltre alla popolazione residente, si registra una forte presenza turistica sia domenicale che stagionale.

Pur trattandosi di un area carsica di grandi potenzialità, l'Altopiano dei Sette Comuni fino ai primi anni '70 non aveva rivelato cavità di grande Importanza, ad eccezione di alcune esplorazioni realizzate da speleologi triestini (Associazione XXX Ottobre) e friulani (Circolo Speleologico Idrologico Friulano, di Udine). I primi avevano disceso la famosa Spaluga di Lusiana (-267 m) e gli abissi di Campo Rossignolo (-105 e -95 m) del Buso dei Tre Cantoni (150 m), del Brutto Buso (-110 m); questi ultimi furono riempiti di immondizie negli anni immediatamente successivi. Gli speleo di Udine esploravano invece l'Abisso 1 e 2 del Granari di Zingarella, rispettivamente profondi 177 e 95 metri, nonché il Buso della Neve fino a-95 metri.

L'entrata In scena dei gruppi vicentini, che tutt'oggi sono fra i pili attivi, si ebbe all'inizio degli anni '70 con il Gruppo Grotta Schio - CAI., seguito a ruota dai soci dei Club Speleologico Proteo di Vicenza. Solo nel 1974, tuttavia, i ragazzi di Schio localizzarono l'Abisso di Malga Fossetta e lo esplorarono fino alla profondità di -160 metri. L'anno successivo toccò all'Abisso 3° di Zingareila (-176 m).

Fu però Il costante incredibile avanzamento a Malga Fossetta che innestò una ricerca sistematica e razionale da parte di tutti i gruppi dell'area; negli anni '80 i frutti furono molti nuovi abissi e grandi prosecuzioni nelle grotte già note. L'Abisso del Monte Come di Campo Bianco, localizzato dal Gruppo Grotte Trevisiol, venne esplorato dal Gruppo Speleologi Malo fino a circa -500 m. Nello stesso periodo gli speleo dei Gruppo Grotte Sette Comuni localizzarono nell'area di Lusiana gli Abissi Abri-Sassi e Obelix, di 402 e 352 metri, tuttora in fase di esplorazione. Anche l'Abisso Est di Campo Rossignolo fu portato a circa 350metri. Mentre alla fine degli anni '80 Malga Fossetta toccava i -600 m, gli stessi soci dei Gruppo Grotte Schio trovavano l'Abisso del Nido (-466 m) e tutta un'altra serie di abissi minori situati nell'area di Monte Cucco di Pozze. Il bilancio attuale di grotte conosciute nell'Altopiano supera le 1.500 cavità, con almeno quattro abissi che
scendono oltre i 400 metri di profondità, uno che supera i -500 e uno, Malga Fossetta, che sfiora i -1000 (-975 m). A Schio sono convinti che tutto questo non sia che un antipasto, e anche le conoscenze sulle sorgenti sembrano dar loro ragione. Nella zona di Oliero-Valstagna una serie di gigantesche risorgenti "sputa" in media ben 15.000 litri al secondo; come dire 300 litri al giorno di acque potabile per ogni abitante del Veneto. Speleosub svizzeri e italiani hanno cominciato recentemente ad esplorare questo mondo sommerso, spingendosi dentro la montagna per ben 2.430 metri (Covol dei Siori) e scendendo a -143 m (Grotta dell'Elefante Bianco). Le ricerche idrogeologiche, grazie all'immissione di traccianti chimici sull'altopiano (a 11 km dalle sorgenti), hanno dimostrato il collegamento idrico e soprattutto la velocità con cui le acque scendono dall'Altopiano a queste sorgenti (circa 460 metri all'ora). Queste prove aprono nuove prospettive in funzione della salvaguardia dell'ambiente carsico dell'Altopiano e della alta vulnerabilità del sistema acquifero.

Sono quindi indispensabili una pianificazione dello sviluppo, una rete fognante e depurante adeguata e una valutazione dell'impatto ambientale cui gli enti preposti non possono sottrarsi: col progressivo inquinamento delle falde acquifere di pianura le disponibilità di queste sorgenti diventerà inderogabile.

Altre grotte-sorgenti, ma ormai attive solo saltuariamente, sono quelle della Bigonda e del Calgeron, più a nord e in Trentino. Anche In questo caso abbiamo un sistema collegato all'Altopiano che supera i 20 chilometri di sviluppo e i 300 metri in dislivello positivo. In tale contesto esplorativo e di ricerca idrologica si colloca un convegno estremamente importante che si terrà dall'11 al 14 giugno ad Asiago: "Alpina Caves: Alpine Karst Systems and Theír Environmental Context", cioè carsismo di alta quota tipo alpino, e tutto ciò che lo riguarda. Un appuntamento internazionale di grande rilievo, organizzato nel luogo ideale per ogni speleologo. (Tullio Bernabel)