I tempi della Reggenza

I tempi della Reggenza

Loch '90 - '91 - Speleologia in Altopiano

Quando a governare era il Popolo

"Forma di Governo e pubbliche vicinie in alcuni nuovi documenti inediti"

Che la "Reggenza dei 7 Comuni" abbia costituito una speciale forma di autonomia di Governo del nostro territorio, tanto che ora, con felice battezzo, viene denominata "La Repubblica contadina dei 7 Comuni", è cosa perlopiù nota. Privilegi e prerogative sono stati accuratamente descritti da storici a me cari, e da studiosi appassionati. Dunque eviterò ripetizioni, per sottolineare invece un aspetto dell'organizzazione complessiva di questa "Repubblica": si tratta della forma federativa integrale dei governi e della democrazia diretta che s'accompagnava alla delega, per elezione, dei poteri del popolo ai rappresentanti.

Uno storico - il Sartori - intitolò il suo libro "Storia della Federazione dei Sette Comuni Vicentini" cogliendone forse quest'aspetto: i Sette Comuni - Liberi ed indipendenti - potevano legarsi tra loro solo con una Federazione, proprio per non perdere la loro individuale identità. La Reggenza perciò non poteva intervenire nei fatti interni dei Comuni federati, ed agiva unicamente per difendere interessi dell'intera Comunità.

A loro volta, gli stessi Comuni erano costituiti da una Federazione, quella dei Colonnelli (termine che, solo in larga approssimazione e per dare un'idea, farò corrispondere a quello di contrada o se si vuole di "nucleo abitato").

Il termine Colonnello deriva dal latino "columna", colonna, e rappresenta la colonna genealogica che lega le persone grazie al rapporto di parentela: il colonnello - all'origine - era dunque costituito da un nucleo abitato formato da persone tra loro legate dalla discendenza da un unico capostipite. Non a caso, numerose contrade dell'altopiano sono definite con toponimi che corrispondono a cognomi (Rodighieri, Costa, Ori, Dori, Lazzaretti).

Il Colonnello era dunque una parte del Comune, ma aveva una propria vita amministrativa autonoma rispetto a quella del Comune: disponeva sugli interessi della propria collettività, deliberava di intraprendere o meno azioni legali, addirittura - configurandosi personalità giuridica - accettava beni (immobili) in eredità.

L'insieme dei Colonnelli costituiva perciò una nuova federazione: quella del Comune. Il popolo poi si amministrava senza ricorrere alla delega generale a determinati eletti; semmai preferiva eleggere dei "procuratori" di volta volta per trattare solo particolari e determinate questioni. Queste riunioni di popolo - riservate peraltro ai capifamiglia maschi o loro rappresentanti occasionali - erano dette "vicinie".

Si distingueva perciò la vicinia del Colonello rispetto a quella del Comune, detta vicinia generale cioè di tutti i Colonnelli.

Per questa ragione si può affermare che la nostra era una federazione integrale, ove al posto più basso si trovava la famiglia o famiglie tra loro imparentate e formante il Colonnello, al medio la federazione dei Colonnelli (il Comune) e più in alto la Reggenza, organizzazione di tutti i Comuni tra loro federati.

Ma di cosa discuteva il popolo in queste "vicinie"? La curiosità sembrava dovesse restare inappagata, essendo gli archivi dei Comuni sprovvisti dei verbali e delle delibere perse nei vari secoli, in quanto andati distrutti dall'incuria degli uomini e degli eventi. Dopo qualche ricerca (per la verità alquanto semplice) sono riuscito a rintracciarne moltissime.

Ad Asiago, il 27 luglio 1550, viene riunita la convicinia generale, comprendente cioè tutti i colonnelli, nella strada di fronte alla Chiesa di S. Rocco, convocato a voce e col suono delle campane. Sono presenti i colonelli del "Bosco", della "Chiesa", della "Villa", della "Coda". Più di un centinaio di capifamiglia vi partecipano. Vi si leggono cognomi come "ab Oleo", "Rudigerii", "Bortholi", "Bais", "Stoans", "Pexaventi", "Schagerii", "Xichi", "Stephanis", "Brazale", "Rigoni", "Mazachabali", "Bonore", "Bonomi", "Episcopis", "Schalabrini", "Prener dictus Sihior", "farli" "Lobie", "Stochis", "Polatii", "Rebeschinus", Azolini "Bexer", "Salvagnus", "Cortexii", "Colpi", "Longini", "Chunich", "Gruoli", "Cimber", "Strazaboschis" e altri ancora: è come leggere I'attuale elenco telefonico di Asiago.

Cosa decide l'assemblea? Poiché era in corso una lite col rettore della Chiesa di S. Matteo, Bernardino Cristofori, l'assemblea intendeva andare in fondo alla questione, nominando tre rappresentanti (procuratori) affinché in nome e per conto del Comune agissero di fronte a qualsiasi magistratura, operando al meglio. Purtroppo non sono noti i motivi di vertenza.

In Gallio, il 27 maggio 1539, nella Chiesa di S. Bartolomeo, viene svolta un'altra convicinia generale (vi si leggono "Finchi", "Pertele", "Pachanari", "Rossi", "Sterchelis", "Schivi", "Munarii", ecc.). Vengono nominate 15 persone affinché sorveglino e comminino multe in caso di abusi nella distribuzione del legname o di pascolo abusivo di bestiame forestiero nel territorio del Comune. L'assemblea, insomma, creava la squadra delle guardie boschive.

Il 16 agosto 1529 a Roana, nella Chiesa di S. Giustina, si riunisce un'affollata vicinia generale (partecipano i 2/3 degli aventi diritto). Ci sono i "Rabaschinus", i "Tumelerius", "Loser", "Azolini", "De Guio", "Episcopis", "Suptor", "Faberis", ecc. Anche in questo la vicinia elegge alcuni procuratori affinchè si occupino delle questioni inerenti la Chiesa di S. Giustina, con ampia facoltà di agire negli interessi della Comunità.

Il 12 febbraio 1578 a Foza, presso il cimitero della Chiesa di S. Maria, si riunisce la convicina per discutere dei contrasti con Grigno, i cui abitanti avevano razziato bestiame, tagliato abusivamente legnami, derubate le persone di Foza di attrezzi, vestiti ed altro. Il popolo di Foza intendeva perciò veder riconosciuti i propri confini decidendo di rivolgersi direttamente alla Serenissima nel caso che Vicenza non fosse intervenuta. Anche in questo caso i cognomi sono quelli noti: Homizoli, Alberthis, Lazaris, Marchi Longi, Menegati, Capelarii, Contri, Martini, Geller; ve ne sono anche di meno noti o addirittura scomparsi (come del resto appare anche dall'esame delle vicinie degli altri Comuni): Perenzani, Truli, Duri, Faganelli, Honrech.

Alcuni degli argomenti trattati non d'ordinaria amministrazione, altri, come nel caso di Foza, di straordinaria gravità: sempre e comunque specchio dei tempi, come se oggi volessimo leggere gli ordini del giorno e le deliberazioni di nostri consigli comunali.

Vale la pena di ricordare che la vita amministrativa era regolata da Statuti: quello della Reggenza non è mai stato trovato (e fu poi rideterminato con la c.d. "Legge Bregadina"); quello originario dei Comuni neppure, ammesso che l'avessero in forma scritta. La Serenissima perciò indusse i singoli Comuni a dotarsi dello statuto, per evitare questioni e litigi, cosa che avvenne tra il 1500 e il 1600. L'argomento è d'attualità: la Legge 142/90 che ha riformulato la normativa delle autonomie locali, stabilisce che i Comuni devono dotarsi di un loro Statuto. Una traccia per scriverlo, potrebbe e dovrebbe esser proprio dettata dalla loro storia, da questa antica tradizione di democrazia.

Giancarlo Bortoli