Sos speleologi per la salute dell'acqua

Sos speleologi per la salute dell'acqua

Lunedì, 25 Febbraio 2008 - Il Giornale di Vicenza

Un monitoraggio in corso. Con geologi e biochimici studiano il sottosuolo

Speleologi, geologi, chimici e biologi da un biennio lavorano nel Vicentino per capire la circolazione delle acque freatiche. Come Venezia, città d'acqua, Vicenza è una provincia d'acqua. Con una piccola ma sostanziale differenza. L'acqua di Vicenza è una risorsa primaria e sempre più preziosa in questo nostro tempo di sprechi, fenomeni d'inquinamento, siccità e consumi che crescono a ritmi esponenziali. L'acqua buona è diventata "oro blu". Vicenza è una provincia galleggiante su un lago di acqua dolce. Un lago che decresce e che, senza alcun dubbio, è la ricchezza più importante di Vicenza che dovrà a breve dissetare anche Rovigo e Ferrara così come già sta facendo con Padova. Non è una ricchezza infinita anzi necessita di essere difesa ed incrementata per oggi e per le prossime generazioni.

Tanti progetti, una miriade di convegni, meeting e buoni propositi ma sul piano dello studio e della programmazione si è fatto poco o nulla. Con una eccezione, quella del volontariato ambientale del mondo della geologia e speleologia. Gli speleologi che nemmeno un decennio fa erano visti alla stregua degli "scavezzacollo" oggi sono stati talmente rivalutati da essere richiesti da enti pubblici e da aziende private perché il bisogno d'acqua è in crescita costante. Speleologi, unitamente ai geologi, chimici e biologi capiscono come si muovono le acque nel sottosuolo e poter così approntare tutte quelle contromisure per la tutela. Il territorio della provincia di Vicenza è per il 70% montuoso ed è solcato da oltre 4.500 grotte (quelle censite nel catasto regionale), tutte generate dall'acqua.

Un enorme groviera sotterraneo, per la più parte sconosciuto che drena a valle tanto liquido prezioso e che soltanto una ristretta cerchia di ricercatori, quella del mondo speleologico, conosce.

Questa grande messe di dati ed esperienze può essere proficuamente utilizzata dagli enti preposti per la gestione delle risorse idriche a fini idropotabili e per la tutela del territorio. C'è bisogno di conoscere il territorio per capire come si muovono le acqua nascoste. Le aree del Faedo Casaron, dei Berici, della Valdastico e dell'altopiano di Asiago. Su queste linee gli speleologi vicentini consorziati, con il CS Proteo di Vicenza, CAI Schio e Gruppo Speleologico Sette Comuni di Asiago in prima linea, stanno lavorando per ampliare le proprie conoscenze dei bacini imbriferi, sulle aree di assorbimento e per capire come viaggia l'acqua nel sottosuolo prima di rivedere la luce. Oliero è una sorta di "banca dell'acqua" in quanto drena e raccoglie le precipitazioni dell'altopiano per riversarle in Valbrenta, in particolare nella risorgiva carsica di Oliero che da sola potrebbe dissetare l'intero Veneto.

Le ricerche, fatte ancora nel 1985, hanno appurato che la più parte delle acque meteoriche dell'altopiano defluiscono nell'Oliero ma è ipotizzabile che l'acqua fuoriesca anche in altre aree della Valdastico e dalle risorgive di Canal di Brenta.

Gli speleologi asiaghesi (oltre 2.200 grotte note nell'altopiano) coordinati da Corrado Corradin hanno individuato alcuni inghiottitoi tra i quali uno decisamente incredibile lungo il corso del torrente Ghelpach in cui spariscono le acque durante i periodi di piena.

In questo inghiottitoio verrà versato il tracciante naturale, assolutamente non pericoloso per la salute, ed a valle dei captori posizionati in diverse risorgive importanti diranno inequivocabilmente dove va a finire l'acqua di Asiago. L'immissione del tracciante verrà fatta a valle del depuratore di Asiago, quindi in corrispondenza della zona più occidentale dell'altipiano al fine di arrivare a comprendere l'estensione del bacino di alimentazione di Oliero.

In una giornata il gruppo di ricercatori ha fatto il sopralluogo posizionando i "captori del bianco" e raccogliendo i dati fisici delle diverse sorgenti. Nella task-force del Cs Proteo anche i geologi Alberto Riva, responsabile scientifico della Federazione Speleologica Veneta e Lucio D'Alberto dell'Arpav regionale. A dar man forte anche Alessandro Protto del Gruppo grotte CAI Schio ed Ennio Lazzarotto del Gruppo grotte Giara Modon di Valstagna.

Interpellando la gente del posto, a Pedescala, è stata individuata e georeferenziata una sorgente oggi non più utilizzata. Essa appare incanalata con un cunicolo a sassi a secco che dalle pendici della montagna la congiunge con l'alveo del torrente. Quest'opera ha permesso di costruire una superficie coltivabile soprastante. Non si vede uscire l'acqua dalla montagna, ma le opere di canalizzazione indicano la presenza di punti di emergenza di troppo pieno fino ad una decina di metri più alti del cunicolo. La portata stimata è considerevole, dell'ordine dei 10 l/s, e dalle testimonianze viene segnalata sempre attiva. Fa rabbia però dover prendere atto che questa sorgente si apra proprio in corrispondenza di una grande discarica abusiva a cielo aperto.

Una analisi interessante è stata fatta dal geologo D'Alberto il quale ha paragonato i dati raccolti delle temperatura tra le diverse sorgenti del canale di Brenta:
- l'elevata temperatura 12,6° della sorgente Stue è chiaro sintomo che ha un suo bacino a bassa quota, probabilmente nell'area collinare/montana di Monte Campesana - Valrovina;
- la temperatura di 10,1° di Rea (ad appena mezzo km di distanza è indice di un bacino più elevato di quota rispetto a Stue, ma non così in quota come Oliero e Fontana Moretti. Un bacino idrico ubicato nella parte alta del versante meridionale dell'Altipiano in cui le precipitazioni sono più copiose;
- la lieve differenza tra gli 8,9° di Oliero ed i 9,2° di Fontana Moretti, potrebbe essere determinata dal fatto che Fontana Moretti è alimentata principalmente dall'altopiano più settentrionale e più elevato ancora coperto dalla neve. Da fontana Moretti fuoriesce acqua più profonda, immagazzinata da tempo quindi più calda rispetto a Oliero che, in diretta comunicazione con la conca di Asiago, è più influenzato dalle precipitazioni e quindi acqua lievemente più fredda

Tra una settimana i ricercatori provvederanno a ritirare i captori, che forniranno le risposte preliminarmente indispensabili per poter procedere con i tracciamenti.

Giancarlo Marchetto