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Giugno 2010
Riassunto di tutta l'attività svolta nel giugno del 2010

Attività svolta Martedì, 01 Giugno 2010

Giovedì 10 giugno 2010 – RIUNIONE IN SEDE
Ancora una volta grande indecisione sul cosa fare domenica, di nuovo salta fuori l'Obelix e ancora una volta cominciamo ad organizzare mentalmente le giornata. Scendiamo, doppiamo il 50, facciamo un giretto poco più sotto controllando stato di chiodi e corde, disarmiamo risalendo il 50 e anche il 30 iniziale così la volta dopo possiamo allargare il cunicolo iniziale veramente infimo e visto le abitudini acquisite nell'ultimo anno, non allargare quel passaggio sarebbe una follia... e poi questo e poi quello, tutti d'accordo. No, No aspetta, e se andassimo in Giasara? Ci sarebbe da risalire la cascata sempre attiva e tentare di nuovo di allargare giù nel laghetto!!! Incredibile, la voglia di Giasara è grandissima (giustamente) e non riusciamo a spostarci da là, tra l'altro questa domenica dovremo essere in tanti, tutti insieme in allegria. Se poi scendiamo là sotto bisogna avere batterie del trapano, tante, per cui incarichiamo Monica di telefonare a Renzo per sentire se ci presta il suo tassellatore che è identico al nostro, così con quattro batterie facciamo tutti i lavori che abbiamo in mente di fare. Tiriamo fuori anche la matassa di 200 metri di corda nuova e ne tagliamo un pezzo di 40 metri, serve per la risalita e ormai corde "usate" non ne abbiamo proprio più.


Domenica 13 giugno 2010 - "BUSO DELA GIASARA"
Tanti questa domenica hanno dato buca: chi per acciacchi fisici, tipo Sandro, chi per altri impegni. Poco importa, io ci sono, c'è Nino, Loris, Monica e anche Michele Tommasi che ha deciso di unirsi a noi quest'oggi, anche per lui scendere i pozzi delle cascate sarà la prima volta.
Sabato sera mi sono dato da fare per preparare il materiale da disostruzione; il lavoro da fare è tanto e per un lavoro fatto bene, ci vogliono i mezzi adatti... Recuperato il Tommasi all'incrocio di Bocchetta Galgi e fatto quattro chiacchiere di benvenuto e sfottò, (come si è soliti a fare tra noi e lui), ci dirigiamo verso l'ingresso della grotta. Panino con crudo e maionese seduti sulla nostra comoda moquette, rituale della vestizione, spartizione dei sacchi e giù, verso il fondo. Ci fermiamo a – 50, c'è il piccolo pozzetto di 5 metri, che abbiamo sempre disceso in libera, che merita di essere armato. Io e Loris abbiamo un idea, il primario Nino un'altra, Michele (ottimo istruttore nazionale) non mette becco e si gusta la scenetta ridicola di noi tre che discutiamo animatamente su dove piantare i Fix. Alla fine Nino ha la meglio e comincia a forare dove voleva lui, poi una volta fatti i buchi, controlla la solidità della roccia, (ma questo controllo non si doveva fare prima?...mah), che però risulta essere "marcia". Passa così la nostra idea e l'armo è fatto sfruttando la corda che ci avanzava della tirolese sul pozzo della cascata. Prepariamo tutto il materiale per raggiungere la bocca della cascata attiva; Nino ha una sua idea (un'altra) scendere sulla corda che c'è già, fermarsi su una cengia e fare un'altra tirolese intorno ad una colata, oltrepassarla per arrivare così sulla finestra. Si mette al lavoro e dopo un'oretta ci rendiamo conto che forse quella non è stata l'idea migliore, il lavoro è lungo e i fix piantati cominciano a essere veramente tanti e l'agognata meta ancora lontana. Nel frattempo un idea malsana viene anche a Loris. Diciamo che l'uomo comincia bene perché, per non perdere tempo ad aspettare Nino, decide di sistemare la tirolese alta che era fatta ancora con due corde (una gran confusione). A lavoro ultimato, Loris si trova sotto il camino che prima o poi dovremo risalire e decide di scalarlo senza l'ausilio di nessuna sicurezza andando su per una decina di metri beccandosi il disaccordo di tutti noi, poco dopo ci dirà: "Valà, valà andar su par de là la xe proprio una monada!" (va be, se lo dice lui...). Nino intanto è sempre appeso e fix dopo fix si avvicina sempre di più alla bocca della cascata, assistito da Michele che gli fa sicura dall'alto, intanto noi siamo scesi alla base del pozzo e guardiamo dal basso il lavoro. Alla fine Loris risale da sotto la cascata e Nino da sopra gli fa sicura, in poco tempo arriva su e riesce a dare un occhiata dentro per la fessura che sembra essere stretta, forse con due bei colpi di mazzetta si riesce a vedere oltre ma noi oggi non vogliamo più perdere tempo prezioso la in cima, abbiamo di tutto per scavare giù nel laghetto e così in men che non si dica ci scaraventiamo giù per i pozzi e iniziamo subito gli scavi. La tirolese fatta per passare il laghetto funziona alla meraviglia, e in breve prendiamo confidenza con il passaggio da fare. Per andare avanti e indietro non attacchiamo neanche più le longe di sicura, ma andiamo via a braccia anche per accelerare i tempi di scavo. Il lavoro per chi guarda è un po' noioso, uno solo riesce a scavare in quella condizione guardando dentro la fessura. Solo Nino sembra esprimere un grande ottimismo, io sono un po' demoralizzato e vedo davanti a noi un lavoro lungo ed estenuante. Trasmetto questa mia emozione anche a Monica e Michele che decidono di risalire e guadagnare l'uscita, anche perché restare la sotto fermi si sente veramente un gran freddo. In effetti l'aria che esce dalla fessura è veramente tanta e sembra aumentare ogni volta che si toglie un sasso. Tocca a me scavare un po', mi porto sul fronte di scavo e comincio a battere di buona lena sulla roccia, ad un tratto sulla sinistra un masso un po' più grosso degli altri si stacca dal soffitto, riesco ad arpionarlo con le mani e lo faccio scivolare lentamente nel laghetto, (finalmente un posto comodo dove metter il materiale), a sinistra; vedo nero, mi abbasso e capisco che il passaggio è proprio la sulla sinistra, guardando davanti non c'era speranza, a sinistra sì, è proprio largo e si vede bene. Scavo con ancora più intensità e poco dopo mi infilo dentro per il cunicolo. Dall'altra parte do solo una piccola occhiata in avanti, per scaramanzia, vedo un meandro che prosegue per alcuni metri, mi rigiro subito e mi faccio passare punta e mazzetta da Loris per allargare da dentro il passaggio e dar modo così anche agli altri di entrare. Resisto poco però, la voglia di andare a vedere il meandro è grande, Loris mi raggiunge e io mi infilo per uno stretto passaggio e sulla sinistra vedo un piccolo laghetto che è allo stesso livello di quello grande fuori, questo però a differenza dell'altro tracima, ma dove va l'acqua? Continuo a percorrere il meandro, l'acqua sparisce sul pavimento e poco più avanti un buchetto, un oblò proprio sul pavimento, accendo la lampada potente e guardo giù, urlo la mia gioia a Nino e Loris: pozzo!!! Pozzo!! Non vedo il fondo, solo nero, vorrei dire 100 metri di pozzo ma mi limito ad azzardare 80 metri. Sono subito raggiunto anche dagli altri, buttiamo giù dei sassi, il fragrore è sbalorditivo e uno in particolare modo fa un rumore che già conosciamo, forse un altro laghetto, vedremo!
Filmo tutto con l'ipod e ci mettiamo subito d'accordo per fare uno scherzo al Tommasi. E' tardi, decidiamo di uscire, addosso una carica grandissima, questa grotta continua a regalare grandi emozioni anche quando meno te lo aspetti (il grande Nino lo aveva detto però)! Fuori troviamo solo Monica addormentata dentro la jeep di Nino, Michele è andato a casa, lo chiamiamo subito ma non crede alla nostra storia, ed ha ragione visti i precedenti.
Mandiamo sms a tutti, la scoperta va festeggiata su al Kubelek con una buona costata. Su al rifugio ci siamo io, Nino e Lucia, Monica, Marco Grande e la Walli che con gioia si è unita a noi. Vai Giasara continua così!


Domenica 20 giugno 2010 - "ANCORA GIASARA" (ma non è così)
Siamo tutti molto gasati, la voglia di scendere il pozzo nuovo è grande ma per tutta la settimana c'è stata una pioggia abbastanza copiosa. Sappiamo benissimo cosa ci aspetta la sotto, sicuramente acqua che scende da ogni parte, ma noi non molliamo. Decidiamo di mollare solo domenica mattina, la giornata peggiore della settimana in fatto di eventi meteorologici, ma noi testoni come siamo partiamo lo stesso armati di tutto punto. E' solo quando arriviamo al bivio di bocchetta Galgi che decidiamo di desistere, solo il giovane Marco insiste, ma noi vecchi non cediamo e battiamo in ritirata. A Nino viene una bella idea e ci spostiamo al Golf, ci sono un paio di buchetti a cui dare un occhiata. La pioggia continua a cadere copiosa e ci sistemiamo sotto la tettoia delle minicar elettriche per cambiarci. Alla fine si cambiano solo Marco e Renzo, io Nino e Monica restiamo a guardare sotto l'ombrello. Il buco vicino allo Chalet è quasi chiuso perché proprio in questi giorni, stanno spianando con una ruspa per fare un nuovo parcheggio, un piccolo passaggio resta e sembra percorribile, usiamo proprio la ruspa come ancoraggio, caliamo una corda e Marco scende a dare un occhiata seguito a ruota da Renzo. Aria non ce né e poco dopo chiude in un meandrino stretto, lasciamo perdere e ci spostiamo su un altro pozzetto visto questo inverno. Mettiamo un albero caduto sotto il peso della neve come rinvio alla corda legata ad un robusto abete e i due esploratori scendono. Pochi metri, forse 4, sul pavimento assi di legno e un po' di sporcizia; davanti a loro un meandrino per niente interessante, risalgono e dopo un giretto per i vari buchetti conosciuti là in zona torniamo sotto la tettoia a ricomporci e a pranzare con i soliti nostri panini. Il tempo non ci ha per niente aiutati questa domenica, la voglia era tanta ed io tra l'altro la prossima settimana parto per il campo scout e quindi dovrò digiunare un paio di settimane dalle tanto golose grotte.


Domenica 27 giugno 2010 - "GIASARA"
Scrivo quello che mi è stato raccontato giorni dopo, forse sbaglio, ma questo è quello che mi sembra di aver capito.
In questa uscita dovrebbero esserci stati Nino, Loris, Monica, Marco e Michele Tommasi. Per prima cosa, appena entrati in grotta, Loris risale la cascata alta, questa volta in sicurezza con qualcuno che gli fa sicura da sotto e arriva fin sopra il pozzo dove c'è una bella cengia. Qui con il trapano arma una bella partenza doppia e fa salire anche gli altri. Più in alto il pozzetto stretto continua, si sale e dopo circa 4 metri si entra in un meandro. L'affare si fa stretto e per passare bisogna disostruire comunque; l'aria si sente e sicuramente anche nella parte alta la grotta continua.
Il Gruppo si rimette in moto e scende giù verso il fondo, l'idea è quella di cominciare a fare pulizia e armare il grande pozzo. Arrivati in fondo, ecco la prima sorpresa, il laghetto che per settimane è stato "sorvolato" per disostruire il passaggio, è sparito, non vi è proprio più traccia, probabilmente durante gli scavi abbiamo rotto l'argine e l'acqua piano piano si è fatta strada. Meglio, adesso si passa tranquillamente senza fare voli acrobatici. Loris comincia il lavoro e pianta un paio di fix per fare un corrimano verso la bocca del pozzo, poi altri due sulla verticale. E qui arriva la seconda sorpresa della giornata! Assicurati al corrimano con la loro longe, Marco piccolo e Loris buttano giù dal pozzo tutto quello che sembra instabile, a un certo punto un forte boato e sotto i piedi dei due crolla tutto. Marco si trova nel vuoto, appeso alla corda, a Loris va un po' meglio perché sotto di lui qualche cosa resta su e così evita di provare l'ebbrezza del salto nel buio. Marco resta di sasso e ci dice che l'esperienza non è stata per niente bella. Scampato il pericolo e preparato il pozzo per la discesa, i nostri decidono di tornare a casa, vogliono aspettare il mio ritorno per scendere il "petit garcon". Che dire, Grazie!


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