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Buso della Giasara - Un'uscita bagnata

Attività svolta Domenica, 10 Marzo 2013

Partecipanti: Alessandro, Elena, Jack, Marchetto, Nino

giasara_alessandro
giasara_marchetto

Sono quattro giorni che sistematicamente piove, in montagna c'è ancora un sacco di neve, ad Asiago mezzo metro, nei giardini c'è un tiepido risveglio della natura, di giorno l'acqua corre un po' dappertutto sembra proprio che la primavera si stia affacciando alla porta (è sicuramente un fiasco come sempre).

La previsione meteo per oggi non e' male, infatti al risveglio mattutino un bel sole brilla in cielo sconvolgendo ogni pronostico.
Giovedi' alla riunione si e' deciso di andare in Giasara a vedere il ramo Ravagli e così organizziamo la spedizione punitiva.
Ci sono io, Nino, Elena, Marchino e Alessandro. Monica, la "padrona" del ramo, deve andare a lavorare e così non si unisce alla truppa d'assalto.
Dopo la solita colazione alla Fina, partenza verso Conco, decidiamo di scendere da sopra ma la neve in qualche curva della ripida strada verso l'ingresso ci fa desistere e così dobbiamo battere in ritirata e salire dalla contrada Pologni. Alle 10.30 siamo tutti ben bardati sull'ingresso ognuno con un sacco di materiale; anche oggi abbiamo con noi due trapani (two mejo de one), sappiamo che troveremo un bel poca d'acqua nella grotta, ma non ci facciamo tanto caso.
Scendono per primi Marco e Alessandro che spariscono in breve nel buio, Nino li segue con calma, Elena ed io a chiudere la fila. A – 50, dopo la strettoia-allargata, trovo Elena già al lavoro con la telecamera perché sul soffitto, vicino al nostro "coniglio", c'è un bel pipistrello che se ne sta li a gongolare nel buio. Elena non perde un colpo e documenta subito la cosa. A farci compagnia adesso c'e' anche il rumore dell'acqua che si fa sempre piu' forte nell'avvicinarsi alla zona delle cascate. Supero la cameraman e raggiungo Nino, è sulla tirolese che bypassa il pozzone e porta alla base del pozzo da 20 che sale al ramo alto. Ha con se due sacchi, a fatica capisco le sue parole coperte dal fragore delle acque; mi dice che i giovani hanno già deciso che oggi lassù sarà impossibile lavorare per cui hanno abbandonato i materiali più in basso.
Neanche io sono convinto di questa cosa, prendo con me il secondo sacco e supero la tirolese non prima di aver illuminato il pozzone a Elena che coglie l'occasione per filmare tutta quell'acqua che invade la grotta.
Salire la cascata con l'acqua che ti cade in testa non è per niente una cosa piacevole, ne ho sempre sentito parlare, qualcuno ci ha anche lasciato la pelle per annegamento e in effetti ogni tanto si ha la netta sensazione di far fatica a respirare, però il pozzetto è piccolo e con poche pedalate decise si è già in cima. Nino si è già infilato nel meandro, Marchetto e Ale sono assicurati in cima al pozzo, Elena ci raggiunge. In poco tempo decidiamo di fermarci a lavorare, anche se siamo già fradici dalla testa ai piedi, i giovani optano per farsi un giretto fino alla cascata più in basso e poi scappare a casa, non prima di aver recuperato qualche sacco da portare fuori. Nino sembra un giovane di 43 anni (battuta), ha gia' il trapano in mano ed in meno che non si dica si infila nel meandro per allargare alcuni passaggi veramente stretti. L'acqua gli passa sotto e per quanto si stia attenti ogni tanto un braccio, una gamba o la pancia finiscono con il bagnarsi.
Elena si infila dentro una nicchietta, al riparo dall'aria che percorre il meandro (mai sentita così tanta aria che tira in dentro, sarà un effetto dell'acqua o cosa???), Nino e io ci diamo il turno nelle operazioni di disostruzione. Ormai siamo dei "Caterpillar viventi" e non sbagliamo un colpo, i passaggi assumono le dimensioni che vogliamo e così la progressione diventa sempre più veloce ed agevole. Nino arriva ad un bivio, passa senza fatica sulla diramazione di sinistra, avanza per otto metri fino ad una bocca d'acqua che scende da destra e fa un saltino di un metro prima di percorrere il meandro, guarda ovunque ma l'affare si fa stretto e da quella parte sembra non ci siano tante possibilità di avanzare senza un grosso lavoro di scavo. Provo io ad allargare la diramazione di sinistra, dovrebbe bastare poco per passare, in poco tempo eseguo il mio lavoro e poi invito "l'esile Elena" ( secondo scherzetto) ad infilarsi.
Si infila su per la strettoia, da fuori, vedo solo i suoi stivali e poi la sento urlare di gioia, penso ad una nuova via e dalle urla anche grande, invece è felice perchè dentro un piccolo laghetto ha trovato dei Niphargus che sguazzano felici. Ne e' entusiasta, ed ha ragione. La vita di questi gamberetti di grotta in questa cavità si fa sempre più interessante, li avevamo trovati anche a – 200, adesso qui sui rami alti, una scoperta straordinaria.
Siamo tutti fradici e infreddoliti, l'acqua che scorre è veramente tanta ed il freddo comincia a farsi sentire, sono le 15.00 e così decidiamo di uscire.
Una volta fuori ci cambiamo, paninetto con coppa e maionese e poi via verso il bar della Val Ceccona a berci un meritato spritz. Di ritorno, Nino ci porta a vedere l'ingresso del buso del Diavolo a Conco e poi, tutti a casa.


Scritto da

Jack

Jack Socio G.S.S. dal 1990

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