Un po’ di storia

Per capire il presente bisogna conoscere il passato

L'attuale paesaggio che tanto caratterizza la conca centrale altopianese è il frutto delle trasformazioni del territorio che l'uomo ha attuato nel corso dei secoli.

Nella preistoria l'Altopiano era ricoperto da pietrame e alberi, una grande foresta ai margini della quale si insediarono i primi abitatori. Furono probabilmente cacciatori e boscaioli che si stabilirono su questi monti prima temporaneamente e poi in modo permanente. Qui, come in altre zone alpine e prealpine, la maggior parte degli insediamenti ha avuto origine da disboscamenti più o meno estesi a partire dal Neolitico.

Poco è dato sapere dell'epoca romana e altomedioevale, ma seppure vi siano varie interpretazioni circa l'origine della popolazione di origine nordica che si stabilì su questi monti, sulla base dei primi documenti scritti si può affermare che il disboscamento e la bonifica del territorio avvennero lentamente dai margini dell'altopiano verso il centro. Di Rotzo, un centro abitato che si trova al margine occidentale dell'Altopiano, si ha notizia fin dall'anno 800, mentre il nome di Asiago compare per la prima volta nel 1204. Certamente la localizzazione dei primi nuclei abitati è dovuta alla presenza di una o più sorgenti perenni o addirittura come nel caso di Asiago, alla presenza di un corso d'acqua superficiale, il Rio Asiago chiamato anche Roza.

Vecchia cisterna a Camporovere

Vecchia cisterna a Camporovere

Cisterna del 1770 a Camporovere

Cisterna del 1770 a Camporovere

Fontana moderna

Fontana moderna

Disegni tratti da Aristide Baragiola.
La casa villereccia delle Colonie Tedesche Veneto Tridentine - 1908.

Durante il periodo precedente, il generale miglioramento climatico portò alla notevole diffusione del faggio, il cui legno rappresenta uno degli elementi più importanti per la facilità con cui può essere trasformato in carbone. È quindi presumibile che durante quei secoli vi sia stata una accelerazione nell'attuare le opere di disboscamento, sia per il fabbisogno di legname e carbone, sia per le esigenze della popolazione ormai insediata sul territorio in modo diffuso, le cui principali attività erano rappresentate appunto dallo sfruttamento delle risorse forestali e dalla pastorizia. È forse in questo periodo che la necessità di spostarsi per lunghi periodi anche in zone prive di sorgenti, ha portato alla creazione di riserve d'acqua artificiali: le pozze alpestri.

Un altro elemento che certamente ha contribuito al progressivo aumento delle zone coltivate ed in particolare alla fienagione, è stata nell'XI-XII sec. la diffusione della falce a due mani che ha permesso un consistente aumento della produttività nella raccolta dell'erba.

È quindi a partire da questo periodo che inizia a prendere forma il sistema insediativo che si consoliderà nei secoli successivi specialmente nel '400 e '500 durante il periodo di dedizione alla Serenissima.

A questo proposito è importante sottolineare che dal 1310 al 1807 l'altopiano è stato una Federazione di Sette Comuni autonoma e indipendente.

Il primo passo per comprendere il rapporto tra uomo e acqua sull’Altopiano è stato quello di analizzare come nel corso dei secoli gli insediamenti umani siano stati localizzati sul territorio in ragione della presenza di acqua sorgiva. Analizzando la storia e la forma insediativa di due paesi, Asiago e Foza, si può meglio comprendere come questo legame sia ancor oggi riscontrabile, a testimonianza dell'importanza fondamentale dell'acqua per l'economia e la sopravvivenza stessa dell'uomo.

Asiago

Emblematico è il caso della conca asiaghese.

A partire dal periodo suddetto, attorno all'abitato di Asiago sorsero dei nuclei insediativi (le attuali contrade) disposti ad anelli concentrici, anelli che "segnavano" presumibilmente i limiti delle aree dei successivi disboscamenti e delle bonifiche dei terreni, ma anche l'individuazione delle principali sorgenti indispensabili alla vita stanziale.

Crescono nel territorio attività quali la pastorizia e la casearia, come anche le industrie lignarie, la filatura, tessitura di tele per vele da bastimento, attrezzi da remaggio, confezione del carbone, vendita di lana, vitelli e formaggi e numerosi opifici mossi dall'acqua del Rio Asiago (la Roza).

La Calle dei Carboni a Venezia era divenuta gran parte di proprietà degli industriali carbonieri dei Sette Comuni. Lo sfruttamento massiccio dei boschi ed il notevolissimo aumento degli ovini determinarono dei fenomeni di dissesto ambientale (frane, dissesti idrologici, ecc.) tanto da spingere la Serenissima ad emanare delle leggi che riflettevano il cattivo stato dei boschi e dei pascoli tra il '500 e la metà del 700. Alla fine del '700, lo stesso Abate Agostino Dal Pozzo, insigne storico altopianese, esortò i suoi contemporanei ad accrescere invece che distruggere le superfici boscate.

Certamente questa esortazione non si riferiva ai terreni bonificati della conca centrale dove si erano già sviluppati i nuclei degli attuali insediamenti abitati, ma alle zone boscate dei rilievi dove lo sfruttamento della risorsa boschiva aveva ormai raggiunto livelli di quello che noi oggi chiamiamo "dissesto del territorio".

Ritornando all'analisi delle origini del sistema insediativo della conca asiaghese, si possono distinguere tre realtà di scala: la casa, la contrada, il paese.

La casa era formata dall'edificio principale e da tutta una serie di dipendenze: la legnaia, il pozzo, la pozza, i pagliai, ecc., tutti elementi collegati tra loro da una serie di recinzioni di vario tipo in legno e in pietra (laste).

Le case di solito si raggruppavano in contrade a struttura compatta, collocate spesso sul colmo di un colle, dentro cui si generavano spazi comuni: una "conurbazione" di aie da cui si diramavano strade e viottoli che collegavano la contrada con i fondi agricoli, con le altre contrade e con il paese di Asiago.

La contrada era fortemente marcata da alcuni elementi architettonici pubblici o comunque collettivi: il forno per il pane, il capitello o la chiesetta dedicati al Santo protettore, la fontana con il lavatoio.

Infine il paese, con una struttura più complessa formata da una duplice fila di case disposte lungo la strada, da piazze, edifici pubblici, fontane, lavatoi e da strade e viottoli che si dipartivano radialmente verso le contrade.

Lavatoio - Bortoni

Bortoni

Pozzo Carisch

Carisch

Senza entrare nel dettaglio degli avvenimenti storici riguardanti Asiago e l'Altopiano nei secoli successivi (la caduta della Repubblica di Venezia, lo scioglimento della Reggen za dei Sette Comuni, la decadenza di molte delle attività produttive che si erano sviluppate sino a quel momento), attraverso le descrizioni scritte di molti studiosi e viaggiatori, ma soprattutto attraverso le immagini fotografiche scattate tra la fine dell'800 e i primi anni del 900, possiamo osservare come la struttura insediativa della conca si sia consolidata, sempre però con le caratteristiche originarie: il centro di Asiago circondato da prati e appezzamenti coltivati, i nuclei delle contrade e le numerose stradine e viottoli di collegamento tra il paese e le contrade e fra queste ultime. Rispetto all'intorno della conca si può osservare la scarsità di boschi che ricopre i rilievi più alti, dovuta allo sfruttamento massiccio della risorsa legno di cui si è già parlato precedentemente.

La Ia Guerra Mondiale costituisce un avvenimento sconvolgente nella vita di Asiago e dell’ Altopiano: paesi e contrade rasi al suolo dai bombardamenti, boschi completamente distrutti, pascoli sconvolti e la popolazione costretta alla fuga e al profugato in centri della pianura per più di tre anni. Nell'inverno 1918-19 la popolazione cominciò a ritornare, trovandosi di fronte uno spettacolo desolante. Furono comunque subito avviati i lavori di ricostruzione. Per il centro urbano di Asiago, la ricostruzione segnò una svolta significativa, in quanto l’ organizzazione del tessuto urbano fu concepita in modo nuovo e diverso rispetto al precedente tessuto medioevale, un modo ritenuto più consono alle possibilità di futuro sviluppo turistico, che comportò la canalizzazione sotterranea del Rio Asiago. Fontane e lavatoi furono ricostruiti e potenziati in base alle nuove esigenze.

L'organizzazione insediativa della conca e gli stessi nuclei delle contrade rimasero inalterati, tanto che attualmente, nonostante il notevole sviluppo edilizio verificatosi soprattutto nel centro di Asiago negli ultimi trent'anni, costituiscono ancona la principale caratteristica della conca asiaghese

Sorgente Troch

Troch

Lavatoio - Lamara

Lamara

Le contrade hanno per lo più mantenuto il carattere di nuclei abitativi formati da edifici raggruppati attorno alla chiesetta o alla fontana.

Per quando riguarda in particolare le fontane e i pozzi, la creazione della rete idrica che portava l'acqua direttamente nelle case, è stata il motivo principale del progressivo abbandono di questi manufatti. Nel centro di Asiago, con la scomparsa dell'attività contadina, questi manufatti furono progressivamente demoliti in quanto non avevano più una funzione pratica di esistere. Nelle contrade invece, le vasche come le pozze, continuarono la loro funzione come punti di abbeveraggio del bestiame e, seppur in parte in stato di abbandono, sono ancora funzionanti e costituiscono ancor oggi una delle principali caratteristiche dell'ambiente rurale. È appunto questo grande patrimonio giunto pressoché intatto fino a noi, che costituisce l'oggetto del nostro lavoro, ovvero la conoscenza ed il recupero di questi antichi manufatti che spesso sono legati a dei toponimi che richiamano la fondamentale importanza dell'acqua.

Pozzo Laiten

Laiten

Pozzo Turcio

Turcio

Foza

Un altro caso da portare come esempio è quello di Foza.

Dopo l'abolizione del pensionatico (diritto di sosta e pascolo delle greggi dei Sette Comuni in pianura durante l'inverno concesso dalla Repubblica di Venezia) avvenuta nel 1860, ci fu un cambiamento quasi radicale nell'economia del paese.

Esso allora contava 1.687 abitanti e "solamente" cinquant'anni prima, coi suoi 1.812 abitanti, si contavano 20.850 pecore con ben 280 pastori.

Se con il pensionatico il lavoro del pastore era enormemente avvantaggiato sia per il pascolo sia per il fabbisogno di acqua (fiumi e corsi d'acqua minori della pianura), l'abolizione di questo diritto causò il progressivo abbandono della pastorizia, dovuto anche alla impossibilità di reperire sull'Altopiano sufficienti risorse idriche per abbeverare le greggi. Si può dire che l'Amministrazione di allora non perse tempo, in quanto già nel 1887 ogni contrada aveva una sua pozza per far fronte alle necessità dei pastori e di coloro che convertirono il proprio gregge in mandrie di vacche. Si diede inoltre il via alla realizzazione di fontane nelle contrade con alta concentrazione di nuclei familiari. Una delibera del Comune di Foza datata 20 marzo 1888 dava precedenza alla Piazza e in seguito alle contrade Valpiana, Lazzaretti, Furlani, Gavelle, Guzzi, Stainer, Ori - Chiomenti, Chigner, Carpanedi, Mengar e Badaile, Biasia e Ori - Sbant.

Stainer

Stainer

Foza inoltre disponeva anche di varie fontane alimentate da sorgenti che scendevano dal Monte Miela e da Marcesina. Dislocate in vari punti del territorio, erano continuamente curate e sorvegliate contro abusi e inquinamenti. Nel 1895 le fontane restaurate erano sette: Valpiana, Lazzaretti, Valcapra, Stainer, Ori - Biasia, Ori - Chiomenti e Pubel.

È a queste sette fontane che si deve la disposizione topografica del paese.

Non bisogna dimenticare inoltre l'esistenza di una sorgente in località Sacco.

Foza credette moltissimo ad un acquedotto che una volta raggiunto il paese e alimentato una grande cisterna, avrebbe garantito l'approvvigionamento, ma sopraggiunse la Ia Guerra Mondiale e Foza venne distrutta.

Vennero anche distrutte fontane e sorgenti, ma la guerra non poté cancellare i luoghi e i loro toponimi, alcuni dei quali ancora indicati sulla cartografia, altri meno importanti rimasti solo nella memoria degli abitanti (fontana dell'Orso, fontana delle Fate, fontana del Campo dei Sambuchi, Lebentel, Pietra dell'Acqua, Roda del Corvo, Prunno della Gemma, ecc.).

Anche in questo caso gran parte di questo patrimonio è giunto fino a noi.