Considerazioni sull'attività 1987

Loch '87 - Bollettino interno

Il 1987 è stato per il G.S.S. un anno di attività quasi frenetiche protrattesi senza sosta da gennaio a dicembre. Basterà confrontare l'attività 1987 con quella degli anni immediatamente precedenti per rendersi conto del cambio di marcia effettuato. Vari fattori hanno contribuito a determinare un tale stato di cose, primo fra tutti l'arrivo nel gruppo di alcuni giovani che hanno portato nuovo slancio e abbassato di parecchio l'età media degli iscritti. Da sempre uno dei problemi più grossi del G.S.S. è stata la difficoltà di acquisire nuovi soci. L'ultimo corso organizzato nel 1984 aveva visto soltanto sei iscritti tutti poi spariti nel giro di un anno.

In seguito, tra la fine del 1986 e l'inizio del 1987, sulla scia di Sandro ecco arrivare anche Giampietro, Pasquale, Sergio, Luca, tutti carichi di entusiasmo e voglia di fare. L'arrivo dei nuovi iscritti muove parecchio l'ambiente e i vecchi soci si vedono costretti ad aumentare il ritmo, se non altro per dare il buon esempio. Ed è così che i primi mesi dell'anno, solitamente dedicati alla sola pratica dello sci ci vedono scendere in grotta molto spesso. E visto che i nuovi soci sono tutti di Lusiana, le ricerche si concentrano soprattutto nel territorio di questo comune e in parte anche nel vicino comune di Conco, invertendo così la tendenza generale. Infatti delle circa 1.100 grotte catastate nell'Altopiano quelle conosciute e catastate nel Comune di Lusiana risultavano essere circa una ventina confermando così come tutta la parte meridionale dell'Altopiano risulta speleologicamente poco conosciuta rispetto a quella settentrionale. Ciò è dovuto al fatto che già da parecchi anni tutti i Gruppi Speleologici vicentini (il nostro compreso) che operano in Altopiano hanno concentrato i loro sforzi esplorativi nelle zone alte per vari motivi. Innanzitutto nelle zone alte il terreno, per il tipo di vegetazione, si presta molto alle battute in quanto se le grotte ci sono si vedono, dato che questi monti a causa delle battaglie della la guerra mondiale si presentano abbastanza brulli e pelati. E poi perché i risultati in questi ultimi anni hanno premiato chi ha cercato in alto dove sono stati scoperti molti nuovi abissi tra cui l'Abisso di Malga Fossetta (-650 m.), l'Abisso del Nido (-466 m.) e l'abisso del Corno di Campo Bianco (-450 m.)che costituiscono finora le grotte più profonde dei nostri monti. Nella Zona a sud di Asiago, invece, la concentrazione di cavità è di molto inferiore e la ricerca sul terreno è molto più complicata. Inoltre essendo buona parte del territorio adibita alla coltura del foraggio e i boschi sfruttati intensamente si può pensare che gran parte delle cavità più piccole che si aprivano in queste zone piuttosto abitate e frequentate siano state a suo tempo ostruite.

Tornando al Comune di Lusiana, a parte la famosa Spaluga e un paio di abissi nella zona di Camporossignolo, vi era ben poco. Nella zona avevano finora svolto le loro ricerche vari gruppi. Dalla fine degli anni '50 per alcuni anni vi erano state le campagne esplorative condotte dall'Ass. XXX Ottobre di Trieste che avevano portato all'esplorazione di varie grotte tra cui appunto, oltre alla già nota Spaluga di Lusiana, l'Abisso dei Tre Ingressi (-105 m.), l'Abisso Est (-90 m.), il Buso del Faganello (-52 m.) e altre cavità minori. Successive ricerche in zona vennero poi condotte dai vari Gruppi Speleologici Vicentini ed in particolare nei primi anni 70 dal C.S. Proteo per la verità senza grossi risultati. Arriviamo così ai giorni nostri, cioè all'inizio del 1987. Fin da gennaio iniziamo le battute favoriti dalla scarsità del manto nevoso e saltano fuori così parecchie nuove grotte grazie anche alle segnalazioni raccolte in loco, una delle quali ci colpisce in modo particolare.

Si racconta che presso la contrada Abri-Sassi, a pochi metri dalle case si apriva un tempo una stretta fessura da cui in inverno usciva dell'aria calda che faceva maturare anzitempo il frutto del corniolo posto nelle vicinanze di tale spaccatura. Purtroppo, quando andiamo sul posto a controllare ci accorgiamo che della cavità non vi è alcun segno evidente, ed il proprietario ci conferma che il buco, uno stretto pozzetto, era stato ostruito molti anni prima. Ci permette comunque di scavare, a condizione di rimettere tutto a posto quanto prima. Ed è così che inizia la vicenda del Complesso Abri-Sassi, dove in pochi mesi raggiungiamo i 400 metri di profondità, e sullo slancio dei risultati ottenuti in questa grotta, iniziamo una intensa campagna di disostruzione. Ormai gruppo elettrogeno, demolitore e perforatore Bosch assieme ad altri accorgimenti tecnologici diventano nostri compagni inseparabili e le uscite si susseguono al ritmo di un paio alla settimana. Riserviamo per lo più le domeniche perle esplorazioni agli "Abri" mentre nelle uscite infrasettimanali alterniamo gli scavi in alcune cavità promettenti. La positiva esperienza acquisita agli Abri-Sassi fa si che le nostre ricerche si concentrino laddove vi è una considerevole circolazione d'aria. Iniziano così i lavori di disostruzione in varie grotte soffianti, in Verena, al Fagaron, a Camporossignolo e soprattutto all'Obelix che oltre ad essere ubicata a monte degli Abri, soffia bene. Anche qui, la grotta praticamente non esiste ma scaviamo, e le soddisfazioni non tardano a venire. Purtroppo la neve ferma le esplorazioni (1987) quando siamo a poco più dei -100 m., ma le prospettive ci sono e sentiremo certamente parlare molto presto di questa grotta. Il fatto di scavare in più grotte contemporaneamente ci ha dato modo di fare dei confronti e di capire come ogni cavità respira con ritmi e portate proprie. Agli Abri l'aria è sempre notevole e nei periodi di maggior differenza di temperatura tra interno ed esterno, nel pozzetto di accesso diventa vento. All'Obelix, durante l'esplorazione del 6/09/87 con temperatura interna di +8°C. ed esterna di +7°C. il cunicolo di accesso al terzo pozzo l'aria usciva violentissima tanto da spegnere l'acetilene. Dopo quindici giorni con temperatura esterna di 0 gradi l'aria è appena percepibile e tira verso l'interno. Nelle successive esplorazioni notiamo che la direzione dell'aria cambia più volte senso in poche ore.

In un'altra cavità da noi scoperta ai primi del 1987 nella zona di Camporossignolo, esce un po' d'aria calda che riesce a sciogliere la neve vicina all'ingresso. A marzo l'aria è più violenta, basti pensare che introducendo nella fessura d'ingresso una manciata di foglie secche, queste vengono letteralmente sparate verso l'alto. Torniamo a disostruire verso la fine di agosto e l'aria è completamente sparita. Probabilmente, se avessimo trovato questa grotta in agosto quando cioè non soffia l'avremo lasciata perdere in quanto per il momento è costituita soltanto da una fessura verticale larga 10-15 centimetri e profonda 2-3 metri. I lavori stanno invece procedendo e speriamo che anche qui possa nascere qualcosa di buono.

Come abbiamo visto nell'87, il G.S.S. ha impostato la sua attività con criteri e su basi completamente nuovi rispetto agli scorsi anni. Non più solamente battute a tappeto in zone nuove ma anche e soprattutto lavori di verifica in quelle cavità che per morfologia, strutture e posizione potessero dare adito a qualche prosecuzione.

Sono state pertanto sospese le ricerche nelle zone alte del M. Verena e di malga Fiara, e anche l'ormai tradizionale Campo estivo nel Prà della Pesa non ci ha visti affiancare nelle ricerche gli altri gruppi. E questo perché siamo convinti che qualche risultato possa venire anche da grotte già note da tempo ma troppo spesso esplorate un po' in fretta e anche con una mentalità diversa da quella attuale.

Questo metodo ha già portato qualcosa di buono e i risultati del 1987 vanno attribuiti sì all'arrivo di forze giovani nel gruppo, ma anche ad un modo diverso di concepire la ricerca speleologica, certamente più intelligente e con scelte più ragionate.