Esemplare di ammonite rinvenuta sul M. Bertiaga

Appunti geologici sul settore meridionale dell'Altopiano dei Sette Comuni con particolare riguardo alla zona di Lusiana - Conco (parte prima)

Loch '87 - Bollettino Interno

Oltre un secolo fa il famoso geologo Torquato Taramelli definiva il gruppo montuoso dei Sette Comuni "...più che un Altipiano un grandiosissimo trono".

Tale immagine suggestiva ben si adatta a rappresentare nel suo complesso questo caratteristico rilievo che, in effetti, può essere configurato come un grande "sedile" poggiante sulla pianura e sostenuto da una robusta "spalliera" di monti.

Nei suoi naturali confini geografici, l'Altopiano è nettamente delimitato dalle profonde incisioni della Valsugana (ad oriente ed a settentrione) e della Val d'Astico (a occidente) mentre la parte centrale del suo bordo meridionale è raccordata alla pianura vicentina da una serie di colline che degradano dapprima ripide poi dolcemente. .

Un po' più in dettaglio, possiamo considerare l'Altopiano come costituito da due sezioni principali e tettonicamente distinte. La prima corrisponde ad una sinclinale con direzione SW - NE, lungo la quale si evidenziano le rilevanti incisioni della medio-bassa Val d'Assa e della Val Frenzela e che si identifica sostanzialmente con l'ampia conca ondulata centrale, delimitata a Nord dalle cime che dividono l'Altopiano dalla Valsugana e a Sud da uno spartiacque che ne forma l'orlo. Questo spartiacque separa anche la seconda sezione, pure costituita da una sinclinale parallela alla prima ma molto può modesta, che si esaurisce in corrispondenza dell'asse di una grande piega al ginocchio, sulla quale ritorneremo in seguito.

Sotto l'aspetto geo-litologico in generale, il territorio presenta nell'insieme caratteristiche piuttosto omogenee, determinate dalla quasi assoluta prevalenza di formazioni sedimentarie. Non mancano tuttavia frequenti filoni vulcanici, collegati alla attività eruttiva terziaria, che si sono intrusi entro le formazioni mesozoiche.

Questi filoni, normalmente di modeste dimensioni, sono costituiti da rocce della famiglia dei basalti, facilmente distinguibili dalle rocce sedimentarie calcaree e/o dolomitiche, per la loro durezza e per il loro colore scuro, tendenzialmente nero.

Simili filoni sono dislocati un po' dovunque nell'area esaminata: i principali si osservano ad esempio nella zona di M.te Mazze, a Ovest di M.te Cavalletto, nella zona di Cima Fonte, nei pressi di Campo di Mezzavia (Campomezzavia) e presso Magreston sulla strada Lusiana - Asiago.

E' interessante notare che l'intrusione dei suddetti filoni ha provocato, in vari casi, evidenti fenomeni termometamorfici di contatto sulle rocce incassanti preesistenti con formazione di minerali caratteristici e di particolari "facies" petrografiche.

Fenomeni di questo tipo sono stati ad esempio evidenziati da specifici lavori di cava (presso Oliero in Valsugana) o da occasionali lavori stradali (Valle di Fonte, a SW della Malga omonima).

Fin dal passato, comunque, numerosi autori si sono occupati della costituzione geologica di questa regione e pertanto la presente nota non ha la pretesa nè di descrivere esaurientemente la geologia di tutto l'Altopiano, né di apportare nuove conoscenze sull'argomento. Unico scopo è quello di fornire, limitatamente al settore meridionale, indicazioni sufficienti per inquadrare l'ambiente geo-litologico, già ampiamente descritto da Fabiani R., 1912. L'area presa in considerazione si estende a Sud di Asiago e racchiude il territorio compreso tra la strada Statale del Costo e la Valsugana mediante una linea quasi diritta che da San Donà presso Caltrano passando per Mortisa, Covolo, Velo, Crosara e Pradipaldo, giunge aValrovina; tale linea segna anche la netta separazione dei terreni secondari da quelli terziari.

La successione stratigrafica dell'area è in massima parte limitata alle formazioni mesozoiche che iniziano con il Triassico, proseguono con il Giurassico e terminano con il Cretacico.

Solo nei pressi di Gallio affiora un piccolo lembo di Eocene che rappresenta l'unico esempio noto, in tutto l'altopiano, di sedimenti terziari residui.

Anche le formazioni quaternarie, pure presenti, non costituiscono, sotto l'aspetto della estensione, particolare importanza.

Esemplare di ammonite rinvenuta sul M. Bertiaga

Come anticipato, la linea che congiunge Caltrano con Valrovina segna il confine tra le formazioni mesozoiche (secondarie) e quelle cenozoiche (terziarie). Essa coincide con la cerniera di una grande e caratteristica "piega a ginocchio" che oltre a rappresentare il motivo tettonico principale di questa zona, dà origine lungo il suo sviluppo, per la presenza di strati rocciosi molto raddrizzati, ad un paesaggio dalla morfologia aspra.

Passiamo ora ad esaminare in dettaglio i vari periodi geologici rappresentati nella regione considerata e procedere all'illustrazione delle caratteristiche più salienti.

TRIASSICO (o TRIAS) (230-195 milioni di anni fa)
Affiora solo alla base dell'altopiano dove è stato messo a nudo dalle profonde incisioni operate dall'Astico e dal Brenta. E' rappresentato principalmente dalla dolomia cavernosa biancastra del norico (dolomia principale) appartenente al Trias superiore e caratterizzata da scarsissimi resti fossili tra cui si riconoscono i tipici megalodonti e la Worthenia solitaria Benecke. A questa dolomia sussegue un'altra roccia dolomitica che passa, senza offrire precisi confini, al periodo successivo.

GIURASSICO (o GIURA) (195-140 milioni di anni fa)
E' largamente rappresentato in tutta l'area anche se risulta assai difficile, per la grande scarsità di fossili, sia fissare i limiti tra il giurassico inferiore (Lias) e il medio (Dogger), sia distinguere i singoli piani di queste due epoche. In ogni caso, la successione stratigrafica di questo periodo inizia con una dolomia stratificata (termine di passaggio tra il Trias e il Giura) cui seguono vari strati di calcari biancastri, cristallini, spesso oolitici e dolomitici talora con impronte indeterminabili di gasteropodi e di gervillie; vengono poi calcari grigi a Terebratula rotzoana Schaur. e a Lithiotis problematica Gumbel. e infine calcari giallognoli o rosati tipo "Lumachella" corrispondenti al livello a Posidonomya alpina Gras.

Nota. (Una interessante fauna fossile nana, composta. da una quarantina di specie, appartenente agli strati di posidonomya alpina affioranti a Camporovere venne descritta nel 1880. Oltre a un dente di LEPIDOTUS e a resti di crostacei (ERYMA?) e di BELEMNITI indeterminabili, vennero studiate numerose ammoniti (generi HARPOCERAS, PHILLOCERAS, LYTOCERAS, HAPLOCERAS, OPPECIA, STEPHANOCERAS) e altri organismi di varie famiglie e generi: POSIDONOMYA, LUCINA, PECTEN, TROCHUS, TEREBRATULA, WALDHEIMIA, PHYNCONELLA, PLICATOCRINUS. (PARONA, C.F.,1880. I fossili degli strati a Posidonomya alpina di Camporovere nei Sette Comuni. ATTI SOC. ITAL. SCIENZE NAT. Milano, 23 pp. 244-277,1 tav.).

In generale i calcari del Giurese inferiore e medio sono particolarmente interessati dal carsismo: appaiono spesso fessurati e corrosi e forniscono numerosi esempi di tipiche morfologie (campi solcati, campi carreggiati, inghiottitoi, doline ecc.).

Le formazioni del Lias e del Dogger sono ampiamente diffuse, oltre che sui versanti dell'altopiano precipiti verso le valli dell'Astico e del Brenta, nel settore centro occidentale (zone a nord di Conco, Vitarolo e dintorni di Campomezzavia, Turcio, Granezze, M.te Cavalletto, M.te Sunio, M.te Magnaboschi).

Il Giurassico superiore (Malm) è invece litologicamente più distinto e molto più ricco di fossili anche se non sempre ben conservati. La serie di questa epoca inizia con calcari bianchi o biancastri compatti, talora con vene verdognole, seguiti in successione dai tipici calcari rossastri ben stratificati, divisibili in grandi lastroni e con intercalazione di selce, spesso farciti di fossili (Rosso-ammonitico). La serie si chiude con calcari bianchi compatti che passano indistintamente al periodo successivo (Cretacico).

Morfologicamente il Malm è facilmente evidenziabile per l'aspetto degli strati che sporgono a gradinata lungo i pendii e che in alcuni punti, per gli intensi fenomeni erosivi subiti, hanno assunto forme curiose e dato luogo a caratteristiche 'architetture" rocciose: esempi tipici si osservano presso M.te Mazze, M.te Corno, M.te Campantile e M.te Bertiaga.

I fossili del Giura superiore sono numerosi e rappresentati principalmente da varie specie di ammoniti, aptici, belemniti, terebratule (pygopi).

Nota. I fossili del Giura superiore dell'Altopiano dei Sette Comuni furono studiati dal DEL CAMPANA nel 1905 che vi riscontrò ben 112 specie appartenenti ai generi: BELEMNITES, PHILLOCERAS, LYTOCERAS, HAPLOCERAS, OPPELIA, TARAMELLICERAS, PERISPHINCTES, SIMOCERAS, PELTOCERAS, ASPIDOCERAS, APTYCHUS, TEREBRATULA, MYTILUS, METAPORHINUS, COLLYRITES (DEL CAMPANA D., 1905 - Fossili del Giura superiore dei Sette Comuni in prov. di Vicenza. PUBBL. R. IST. STUDI SUPERIORI PRATICI E DI PERFEZION., SEZ. SCIENZE FISICHE E NATURALI - FIRENZE, pp. 139 8 tavv.).

Di particolare interesse il rinvenimento, avvenuto verso la seconda metà del 1700, nel marmo rosso di Treschè (precisamente al M.te Zovetto), di un cranio di rettile fossile studiato da Omboni e denominato Steneosaurus Barettoni.

Il Malm affiora presso Rubbio; nella zona tra Fontanelle di Conco e S.Caterina; in una striscia più o meno ampia che si estende, separando i terreni del Cretacico da quelli del Giura inferiore e medio, da M.te Frolla al M.te Moleo presso Caltrano passando per i dintorni di Conco, Vitarolo, Cavassi, Mazze, Perpiana, Vattarolo; occupa interamente Cima di Fonte, M.te Campantile e, in parte, M.te Bertiaga, M.te Magnaboschi e le alture nei pressi di Treschè.

CRETACICO (o CRETACEO o CRETA) (140-65 milioni di anni fa).
E' molto diffuso nella nostra zona ed è stato ampiamente studiato, soprattutto dal lato paleontologico, già dal secolo scorso a opera di BALESTRA A;, 1896 e PARONA C.F., 1890.

Anche se litologicamente il passaggio tra la parte più alta del Malm e la base del Cretaceo non è distinguibile in quanto entrambi costituiti dal cosiddetto 'biancone', si nota, nel Cretaceo, una evidente rarefazione dei fossili e la scomparsa di alcune specie tipiche del Titoniano (Pygope diphya, Phylloceras pthychoicum) mentre compaiono altre forme caratteristiche quali Pygope diphyoides Pict., P. euganensis Pict. e Phylloceras semisulcatum d'Orb.

La successione stratigrafica di questo periodo inizia appunto con la già descritta formazione del biancone, contenente talvolta concentrazioni stratificate e nodulari di selce, per passare ad una potente serie di calcari biancastri con intercalazioni marnose a strati in genere molto sottili, facilmente sfaldabili e che perciò originano spesso vasti accumuli di pietrisco (come presso Conco e fra Campana e località Ristoro). Seguono poi calcari marmosi grigiastri con intercalazioni bituminose, carboniose e argillose che rendono questo livello frequentemente impermeabile con la conseguente presenza di varie anche se modeste sorgenti.

Questo livello è anche molto interessante perché contiene, in più punti, concentrazioni di marcasite, talvolta presente in caratteristici noduli giallo-oro ben cristallizzati, cui non raramente si accompagnano resti di pesci e di altri fossili interessanti. Una delle località a riguardo più note è quella percorsa dalla mulattiera che tra C.da Sciessere e C.da Busa dove, in corrispondenza degli affioramenti bituminosi, furono praticati durante l'ultimo conflitto anche degli scavi per l'utilizzo del materiale come combustibile.

Gli strati del Cretaceo inferiore e medio sono generalmente piegati e molto tormentati: significativi esempi di pieghe con vari esempi di pieghe con varie successioni di piccole anti-sinclinali si osservano ad esempio in località Val Fontana, sulla strada tra Lusiana e Vitarolo. Oltre che nei dintorni di Asiago e G allio, dove occupa la maggior parte del territorio, il cretaceo inferiore e medio affiora al M.te Caina, nei pressi di Rubbio, Tortima, Conco, S. Caterina, Lusiana estendendosi a occidente fino quasi a Caltrano e occupando varie cime di monti (Bertiaga, Echar e altri).

Oltre ai fossili precedentemente indicati come tipici del cretaceo inferiore e medio, ne sono stati segnalati molti altri.

Nota. Tra i fossili del biancone veneto, elencati o descritti dal Parona nel 1890 e pertinenti ai Sette Comuni, ricordiamo i seguenti: LEMMA sp., BELEMNITES (DUVALIA) DILATATUS d'Orb., APTYCHYS RADIANS Coq., APTYCHYS DIDAYI Coq., CRIOCERAS DILATATUM d'Orb., CRIOCERAS FURCATUMd'Orb., HOPLITES off. a H; IXION d'Orb., HOLCODISCUS INCERTUS d'Orb., HOLCHOSTEPHANUS BIDICHOTOMUS Leym., HOLCHOSTEPHANUS ASTERIANUS d'Orb., DESMOCERAS MELCHIORIS E. Tietz., HAPLOCERAS GRASIANUM d'Orb., LYTOCERAS HONORATIANUM d'Orb., LYTOCERAS PHESTUS Math., PHILLOCERAS INFUNDIBULUM d'Orb., PHILLOCERAS SEMISULCATUM d'Orb., PHILLOCERAS MORELIANUM d'Orb., PHILLOCERAS GUETTARDI d'Orb., PECTEN ALPINUS d'Orb. (Vedi Parona C.F., 1890).

Al Cretaceo inferiore e medio segue il Cretaceo superiore. Esso forma una fascia ristretta, quasi diritta, che dalla Valsugana si estende fino a S. Donà presso Caltrano coincidendo con la più volte ricordata piega a ginocchio. Nella zona centro-occidentale la fascia si allarga leggermente occupando ad esempio quasi interamente il M.te Corgnon a ridosso di Lusiana.

Litologiacamente il Cretaceo superiore è rappresentato principalmente dalla cosiddetta "scaglia" costituita da calcari rosati più o meno compatti talvolta ridotti in sottilissimi strati e con frequenti livelli argillosi e marmosi.

E' nella "scaglia", soprattutto, che si possono rinvenire come al M.te Corgnon vari fossili tra cui gusci di echinidi (ricci marini) quali STENONIA TUBERCOLATA DEFR., ANANCHITES OVATA Leske, OVULASTER ZIGNOANUS d'Orb, SCAGLIASTER ITALICUS AG. oltre a INOCERAMUS sp. (un beli' esemplare di I. Cordiformis Sow. proveniente da San Giacomo di Lusiana e conservato nel Museo di Firenze, è stato descritto e figurato da AIRAGHI C., 1904), impronte di alghe e a resti di pesci (OXYRHINA MANTELLI Ag.

NOTE MINERALOGICHE
Data la sua natura quasi esclusivamente calcare, la zona offre dal lato mineralogico solo occasionali ritrovamenti.

I minerali più interessanti che si possono reperire, oltre alla già citata marcasite frequente in quasi tutti i livelli bituminosi del cretaceo e spesso accompagnata da tracce di gesso in piccoli cristalli, sono:

Limonite, presente in noduli isolati reniformi o in piccole masse rugginose sparse sui terreni del giura inferiore e medio. Queste masserelle, ritenute a torto meteoriti e conosciute localmente anche col nome di "fero de saette", derivano invece dalla alterazione totale (pseudomorfosi) di pirite e/o marcasite contenute originariamente nelle rocce calcaree. La limonite è diffusa in varie zone tra cui M.te Campantile, Camporossignolo, Malga Fonte, Fornasa.

Minerali di manganese: piccole concentrazioni di ossidi e idrossidi di manganese, di colore nero in noduli e venette, si rinvengono lungo la strada che da M.te Corno scende nella Valle Granezza di Gallio.

Olivina: nuclei di olivina granulare verde-gialla, riuniti in una breccia basaltica si rinvengono nella Valle di Fonte, dove nelle rocce basiche intrusesi nei calcari, è possibile rinvenire alcune tracce di zeoliti e altri minerali poco comuni. (MALARODA R., SCHIAVINATO G., 1954).

Strettamente legata alla natura litologica dei terreni è infine, in zona, la presenza delle numerose cave che sfruttano gli strati compatti più potenti del "biancone" e del "rosso ammonitico" fornendo marmi di buona qualità largamente commercializzati.

AUTORI CITATI

BALESTRA A., 1896 - Contribuzione geologica al periodo Cretaceo del Bassanese - Bollettino ann. del Club Alpino Bassanese, Bassano - 3 pp.11-53.

FABIANI R., 1912 - La regione montuosa compresa fra Thiene, Conco e Bassano nel Vicentino - R. Magistrato alle Acque, Ufficio Idrografico - Pubbl. n.41 e 42, Venezia -p.83 7 tav.

DEL CAMPANA D., 1905.

TARAMELLI T., 1882 - Geologia delle Provincie Venete, con carte geologiche e profili - Mem. R. Acc. Lincei, Roma - serie 3a, 12, pp. 303-536.

PARONA C.F., 1880 - Sopra alcuni fossili del biancone veneto - Atti R. Ist. Ven. Sc. Lett. Arti, Venezia - tomo 1°, serie 7a, pp. 277-301.

PARONA C.F., 1890.

AIRAGHI C.,1904 - Incerami del Veneto - Boll. Soc. Geol. Italiana, Roma - 28 pp. 178-1991 tav.

MALARODA R., SCHIAVINATO G., 1954 - Nuovi filoni e masse di rocce basiche dell'Altopiano dei Sette Comuni -Cons. Naz. Ric. - Centro studi petrog. e geol. Univ. Padova - pp. 18 e 1 tav.

Matteo Boscardin