4. La scelta di una nuova discarica in Altopiano

Appare evidente dalle premesse finora fatte che gli svantaggi alla scelta di costruire una nuova discarica nell'Altopiano di Asiago sono senz'altro numerosi. Al di là di problemi di impatto ambientale, creare una nuova discarica significherebbe ulteriormente gravare di una possibile fonte di inquinamento le acque carsiche.

Il piano regionale di risanamento delle acque prevede la massima protezione nelle aree di ricarica degli acquiferi; considerando che un sistema carsico quale quello dell'Altopiano di Asiago carica un acquifero che sarebbe in grado di fornire ad ogni abitante del Veneto circa 300 l/giorno, appare evidente che tale area deve essere considerata non solo come area montana ma soprattutto come area di ricarica degli acquiferi e colite tale deve essere soggetta al massimo controllo e protezione.

La discarica Baktall come già rilevato in precedenza, è una delle più importanti fonti di inquinamento. Appare quindi coerente non solo evitare un ulteriore input sul territorio ma provvedere ad una corretta bonifica degli input che già vi gravano.

La scelta anche solo del sito, una ex cava, è alla luce di quanto detto una scelta infelice. Significherebbe infatti porre la discarica a diretto contatto con la roccia solubile e permeabile. Lo scorrimento delle acque meteoriche filtrate nel sottosuolo. che senz'altro si realizzerà ira il rivestimento impermeabile della discarica e la roccia, creerà in tempi relativamente brevi dei networks (primitive vie verticali di infiltrazione delle acque) che a loro volta saranno punti di debolezza per il fondo della discarica. Per queste osservazioni e considerando poi che la maggior parte delle cave si trova in territori considerati dal piano di risanamento delle acque come aree a massima protezione perché aree di ricarica dell'acquifero, l'atteggiamento della Regione nel preferire l'utilizzo proprio di ex cave per creare nuove discariche è alquanto curioso. Il pretesto del risanamento ambientale dietro il quale si nascondono i veri motivi di tale filosofia, forse di ordine politico-economici, aggiunge al danno la beffa.

Ne! progetto per la nuova discarica si parla inoltre di una durata di 100 anni. Come storicamente dimostrato "la teoria non è stai uguale alla pratica' e le simulazioni si discostano a volte notevolmente dalla realtà delle dinamiche. Ammesso che la durata sia di 100 anni, cosa accadrebbe poi? Non si può assolutamente pensare che i materiali sepolti nella discarica diventino inerti. E così i metalli pesanti, gli idrocarburi, le plastiche sicuramente non evaporeranno ma rimarranno a dare il loro contributo per secoli.

Come lo stesso Magagni dell'AMNIUMP riferisce, solo se la raccolta differenziata fosse perfetta e si potessero così avere "rifiuti DOC", e le tecniche ipotizzate per le nuove discariche fossero realmente funzionali, forse si potrebbero costruire discariche ovunque.

Certo, sempre ammesso che la durata sia di 100 anni, il problemi non coinvolgerà la nostra generazione ma le generazioni future, che sicuramente avranno molti più problemi nel reperire fonti idriche cospicue e di buona qualità. I posteri non ricorderanno certo positivamente i nomi di coloro che hanno permesso lo sperpero e il degrado di acquiferi coane quello che alimenta l'Oliero ed il Subiolo. Ulteriori considerazioni si possono fare pensando ad eventuali incidenti di percorso. É pura utopia ritenere a priori che sicuramente il percolato prodotto andrà regolarmente rimosso e passato al depuratore o che lo stesso depuratore sia sempre funzionale.

La probabilità che non ci siano soldi per assicurare questo servizio, che le amministrazioni cambino o altro non appaiono possibilità così remote.

Inoltre esiste sempre, trattandosi dì un sistema carsico, la possibilità di crolli o movimenti della roccia che arrecherebbero danni irreparabili al fondo della discarica.

E quale vincolo proteggerà la discarica dal ricevere rifiuti di ogni tipo da zone esterne all'Altopiano, dove l'industria è più sviluppata e i rifiuti assimilabili sono una quota maggiore e più pericolosa (esempio: le corde - rifiuti RSU - intrise di oli combustibili provenienti da Marghera). Sarà un vincolo irremovibile, che non cadrà mai? L'elenco delle considerazioni negative potrebbe continuare, facendo una riflessione su ognuno dei temi trattati, ma forse ognuno è in grado di riflettere autonomamente in proposito.

A conclusione rimanendo nella logica del bilancio economico ci si può chiedere, costerebbe di più organizzare un adeguato conferimento dei rifiuti in pianura una capillare azione educativa per gli abitanti dell'Altopiano (esempio: conferenze sulla raccolta differenziata su come costruire in ogni casa un sistema per trasformare i rifiuti organici in "compost" e così via), crearedelle infrastrutture funzionali, oppure recuperare la qualità dell'acquifero una volta inquinato a addirittura perderlo del tutto in un futuro non così lontano?

Un semplice calcolo, può indicare il valore della risorsa che andrebbe persa: considerando il costo medio dell'acqua potabile nel Veneto pari a 500 lit/mc (soggetto per altro ad aumentare con il tempo) e la portata complessiva delle sorgenti dell'Oliero e del Subiolo pari a 16 mc/sec si può calcolare:

  • 16x3.600=57.600 me/h
  • 57.600x24=1.382.400 mc/die.

Il valore complessivo giornaliero di tale risorsa che andrebbe perso in caso di inquinamento sarà:

  • 1.382.400x500=691.200.000 lit/die (691 milioni di lire al giorno).

Considerando poi la qualità di queste acque, meno mineralizzate rispetto alle acque provenienti da falde idriche di pianura, i bassi costi di clorazione o di altri interventi di potabilizzazione (es. uso di UV in sostituzione al cloro) nel caso si creassero infrastrutture adatte nella zona di alimentazione, si dovrebbero ritenere queste sorgenti come beni di inestimabile valore e come tali dovrebbero essere protette e preservate da qualsiasi intervento che ne possa diminuire il valore.