3.3. Le discariche come fonti localizzate di inquinamento

3.3. Le discariche come fonti localizzate di inquinamento

Dinamica dell'impatto sugli acquiferi carsici

In termini strettamente ambientali gli RSU sono legati a due principali conseguenze negative: spreco delle risorse e inquinamento prodotto dallo smaltimento controllato o peggio da quello abusivo. Ci si riferisce all'inquinamento da percolato delle discariche, da metalli pesanti . diossine e ceneri tossiche per l'incenerimento.

E' abbastanza difficile avere una stima esatta sia a livello locale che internazionale dei valori pro capite di produzione degli RSU per i seguenti motivi. Attualmente vengono conferiti come RSU i rifiuti assimilabili agli urbani provenienti dalle attività, produttive che, secondo uno studio commissionato dal Ministero dell'Ambiente, risultano essere 3 milioni di tonnellate/anno. Inoltre quando si opera la classificazione dei rifiuti risultano assenti i rifiuti urbani ingombranti, in Italia si stima che ogni anno divengano rifiuti urbani:

  • 1,3 milioni di automobili
  • 2 milioni di lavabiancheria
  • 2 milioni di frigoriferi
  • 1 milione di cucine
  • 1 milione di scaldabagni
  • 0.3 milioni di caldaie da riscaldamento

i quali con impianti stereo, TV, mobili e arredi, si stima gravino con un peso di circa 2,5 milioni di tonnellate/anno di materiali ferrosi e plastici.

La tendenza di crescita è valutata intorno al 3% annuo.

Tra i RSU è possibile poi evidenziare una parte relativa ai rifiuti urbani pericolosi (RUP) come individuato dal DPR 915182. Secondo l'ultima "Relazione sullo stato dell'ambiente" (Ministero dell'Ambiente 1992) si stima che tali rifiuti siano in tonnellate anno pari a:

  • 20.000 t/anno di batterie e pile per uso domestico
  • 15.0000 t/anno di batterie al piombo
  • 20.000 t/anno di farmaci scaduti
  • 7.000-22.000 t/anno di prodotti etichettati come tossici
  • 32.000-80.000 t/anno di prodotti etichettati come infiammabili.

Per questa frazione è prevista una raccolta differenziata che purtroppo è realizzata per solo il 2%.

Inoltre la raccolta organizzata in cassonetti è spesso uno stimolo per il conferimento da parte di piccole industrie artigianali di rifiuti speciali a volte tossici, che vista la quantità minima prodotta vengono facilmente mascherati in sacchetti di plastica fra gli altri RSU. I costi per uno smaltimento adeguato, tutti a carico del produttore, relativamente elevati sono lo stimolo principale per questo costume.

Quindi alla tipologia classica dei rifiuti di origine organica si deve aggiungere una notevole gamma di prodotti chimici utilizzati nella vita domestica (anche il semplice termometro a mercurio). A questi si aggiungono altri composti come fanghi e melme di origine industriale spesso smaltiti assieme ai rifiuti urbani. Si avranno così all'interno di una discarica quantità ignote (strettamente legate alla tipologia economico-produttiva) di metalli pesanti, idrocarburi, batteri, cloruri, solfati, fosfati, ammoniaca, nitrati, nitriti, tensioattivi, pesticidi ecc..

Tali sostanze vengono lasciate per lisciviazione, ad opera delle precipitazioni meteoriche, sotto forma di sali e composti tossici e nocivi, materia organica decomponibile, batteri ecc.. É inoltre da tenere presente che tutte le reazioni di decomposizione producono notevole quantità di biossido di carbonio, che sciolto nelle acque di percolazione che si creano, conferisce ai liquami un elevato potere aggressivo, con la possibilità di solubilizzazione dei metalli pesanti presenti. Tali sostanze vengono immesse entro il sistema carsico o per diretta introduzione del percolato dal basso (puliti di debolezza della copertura impermeabilizzante crolli interni) o per tracimazione laterale durante i periodi di intense piogge e scioglimento delle nevi.

Gli acquiferi carsici presentano in genere caratteristiche tali da esercitare uno scarsissimo contrasto alla propagazione degli inquinanti a seguito delle elevate velocità di flusso e della scarsa capacità di autodepurazione.

Il trasporto degli inquinanti è determinato dall'organizzazione della rete di drenaggio, dalla velocità dei deflussi. dalla geometria e dalla grandezza dell'acquifero. Il percorso dalla superficie carsica alle zone di emergenza si effettua in quattro tappe fondamentali:

  • introduzione dell' inquinante (può essere rallentata da una copertura più o meno potente con caratteristiche impermeabili);
  • migrazione ed evoluzione dell'inquinante in zona non satura d'acqua (segue vie di frattura e condotte carsiche):
  • propagazione ed evoluzione dell'inquinante nella zona satura d'acqua dell'acquifero;
  • restituzione dell'inquinante (legato alle caratteristiche idrogeologiche del sistema e al tipo di inquinamento).

I meccanismi di autodepurazione naturale di un sistema carsico sono legati essenzialmente al potere di autodepurazione della copertura superficiale, a fenomeni ossidanti nella zona satura e all'effetto della diluizione nella zona satura dove c'è completa assenza di ossigeno.

Il suolo agisce con meccanismi di biodegradazione, assorbimento da parte della vegetazione (assente nella discarica), reazioni chimiche e processi fisici (fra i quali ricordiamo la reazione come fattore principale).

Fig. 4 b - Quadro Sinottico dei bacini d'utenza con la denominazione prevista dal piano regionale veneto di smaltimento RSU

A livello di zona satura agisce fondamentalmente la diluizione ma anche la permanenza e il movimento dell'acqua. E' stato calcolato che per una scomparsa di agenti patogeni in un acqua carsica necessitano almeno 50-60 giorni di permanenza di tale acqua nella zona satura, tempi quasi impossibili per un sistema carsico come quello dell'Altopiano dove si è visto in precedenza le acque viaggiano a velocità estremamente elevate.

La restituzione dell'inquinante è quindi strettamente legata alle carattteristiche idrogeologiche del sistema: dove il sistema è sviluppato con grandi condotte l'inquinante arriverà alla sorgente molto velocemente e concentrato, dove il sistema è caratterizzato da fratture il decorso sarà lento e prolungato nel tempo. Il problema maggiore è che spesso non è così semplice identificare l'uno e l'altro tipo, il più delle volte si tratta di sistemi che presentano entrambe le caratteristiche e quindi molto vulnerabili all'impatto.

Lo stesso tipo di inquinante influisce sul tutto in quanto determina soluzioni diverse che si muovono in modo differenziato entro il flusso d'acqua.

Per dare un esempio pratico sul potere inquinante di alcune sostanze si riportano alcuni valori relativi alle pile. rifiuti pericolosi che quasi mai sono raccolti in modo differenziato. Considerando una pila piatta da 4,5 volt vi si trovano daí 10 ai 30 grammi di metallo, sulla base dei valori guida per le acque potabili si può calcolare che:

  • una pila allo zinco inquinerà da 5 a 30 mc d'acqua
  • una pila al cadmio inquinerà da 3000 a 15000 mc d'acqua
  • una pila al mercurio inquinerà da 15000 a 30000 mc d'acqua.

Fortunatamente non tutto questo potere inquinante viene sempre liberato. Come si è visto dipende da numerosi fattori, primo fra tutti le condizioni per la solubilità. Ciò deve comunque far riflettere. ci si ricordi che tale potere può rimanere bloccato anche per cento anni (durata presunta di una delle più moderne discariche) per poi trovare un varco di accesso all'acquifero quando ormai ci si era dimenticati della sua esistenza.