La corda

Loch '88 - '89 - Bollettino Interno

Ho ancora addosso quel brivido che ti prende quando ti appendi perla prima volta ad una corda. Quel senso di vuoto fisico che non hai mai avuto perché, fino ad allora, con una qualsiasi parte del tuo corpo, sei sempre stato a contatto con la terra. Quando infili la corda nel discensore già ti prepari mentalmente a quel nuovo stato di essere, le sensazioni si accavallano e quella gioia di progredire, di scivolare al di fuori della consuetudine ti porta ad essere un tutt'uno con quel microcosmo che ti è attorno. Ad ogni istante incontri sempre un angolo nuovo per soddisfare la tua tanto affamata vista ma non fai in tempo ad osservarlo che già vuoi vedere cose nuove. Questa smania di correre ti prende sempre quando ti trovi di fronte ad un Eden ancora inviolato da questa società del mondo "costruito". La voglia di andare, di esplorare e ancor più di vivere questi momenti è tanta. Lungo la discesa di un pozzo nel vuoto, ti sembra di scorrere su migliaia di annidi vita di quel piccolo oscuro mondo sempre imprevedibile ma reale. E questa realtà la gusti ancor più quando con i piedi ricalchi quella superficie tanto familiare e rassicurante e ritorni al vivere quotidiano. Ma con il pensiero prima e con le gambe poi, rifuggi da questo stato di cose, per portarti ancora alla fonte di quelle emozioni che ti aiutano a comprendere il perché del tuo andare in grotta. E più ci vai, più ti convinci che non si tratta solo di un fatto sportivo ma di una importante, seppur breve, parentesi di vita vissuta all'interno di questa nostra tanto decantata e purtroppo defraudata madre terra.

Angelo Rigoni Stern