Brutto Buso

Brutto Buso

Loch 1979-1980-1981 - Organo Interno del G.S.S. - Anno III n. 2

"La grotta comincia con un largo pozzo di 71m intercalato da ripiani. Al termine una china detritica lievemente inclinata che porta però subito nel pozzo successivo di 28m. Quest'ultimo è diviso da tre grandi ponti naturali, a filo dei quali due grandi camini scaricano nelle cavità dei rivoletti di acqua. Sul fondo un breve cunicolo porta nella cavernetta finale a 110 metri di profondità".

Così, negli annali del 1967, il Gruppo Grotte dell'Associazione XXX Ottobre descriveva il Brutto Buso da essa esplorato e rilevato. Oggi, di questa cavità, una tra le più belle e tipiche del nostro altipiano, resta ben poco.

Il Brutto Buso, per la sua ubicazione non lontana dai centri abitati e per la facile accessibilità al suo ingresso, è sempre stato molto conosciuto. L'apertura, posta sul lato ovest del monte Tondo, con la sua volta piuttosto caratteristica, risvegliava nell'osservatore il ricordo di vecchie storie. Storie di folletti e di elfi, di streghe e di sanguinelli, pittoreschi abitatori di boschi e di antri nel folclore nostrano.

>> El "Brutto Buso"

Molte leggende circondavano di mistero questa cavità e ogni qualvolta i discorsi cadevano sul Brutto Buso, altre storie si aggiungevano alle storie alimentando nella fantasia popolare il timore e la curiosità.

Ma la popolarità e la facilità di accesso che per molti decenni spinsero fin lassù i visitatori sempre più numerosi, dovevano, come per altre cavità essere fatali al nostro orrido.

Fu così che per molti anni il problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani di Asiago fu per il momento risolto con la collaborazione forzata di una delle più belle grotte locali fino a quel momento conosciute.

Il Brutto Buso non rivestiva soltanto importanza nei sentimenti e nelle tradizioni folcloristiche ma era anche una cavità di notevole interesse speleologico.

Con i suoi 110 metri di profondità, la complessità di sviluppo e le associazioni dei suoi pozzi, rappresentava in un certo modo un fatto anomalo nella morfologia del carsismo locale. Purtroppo di questa cavità senz'altro interessante, a noi speleologi dell'ultima ora non resta che la magra consolazione di ammirarne il bel rilievo. Poter scendere oggi una simile grotta sarebbe per noi motivo di soddisfazione e momento di ulteriore conoscenza del carsismo di casa nostra. Invece dobbiamo accontentarci sporgendoci al di sopra della sua imboccatura di vedere il panorama piuttosto desolante di migliaia di vasetti, carcasse di frigoriferi e cose simili che ormai da più di un decennio costituiscono la parte visibile delle migliaia di metri cubi di rifiuti che intaseranno per sempre questa cavità.

Ciò che la natura ha realizzato con un complesso meccanismo in milioni di anni, la scelleratezza di pochi ha cancellato per sempre.

Comunque, nonostante le quasi sistematiche distruzioni e degradazioni che l'uomo nemmeno si sogna di interrompere, il patrimonio speleologico continua ad accrescersi grazie alle nuove scoperte; a questo punto a noi speleologi si presenta un problema in quanto l'esperienza ci insegna che far conoscere una grotta significa metterla in pericolo.

Certi che la conoscenza di cose tanto meravigliose non debba essere possesso di pochi, ci auguriamo che la conoscenza di noi tutti e in particolar modo di chi ci amministra ponga finalmente fine allo scempio in atto nei riguardi di troppe grotte.