GSS – Donne Alla ri/scoperta dei cibi perduti

GSS – Donne Alla ri/scoperta dei cibi perduti

Loch 1977 - Organo Interno del G.S.S. - Anno I n. 0

Perché vanno sulla luna? Semplice, perché sulla terra non c'è più nulla da scoprire!?! Della Terra si pensa di conoscere tutto e allora via... si cambia suolo. Altri sassi, altri mari, altre montagne, lunari! Là, però è tutto prenotato da americani, russi e francesi; noi poveri italianetti, chissà quanto dovremo aspettare prima di essere catapultati in alto, verso nuove scoperte. Ma gli italiani sono più furbi e più auto-erotici (=si arrangiano da soli e "mi sono fatto da me") di americani, russi e francesi: se non possiamo ancora scoprire, ri/scopriamo!!! Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta, si, ma anche ri/voltata sopra e sotto, ri/mescolata, ri/baltata, ri/voluzionata (poco), ri/scoperta.

Riscoperta, alla ricerca di tutto. Dalla pizza napoletana al barolo piemontese, dal baccalà vicentino alla porchetta romana, è tutta una riscoperta patriottica(!) delle nostre tradizioni culinarie più genuine. Anche a noi ragazze asiaghesi, il Veronelli aveva chiesto un cibo primitivo, tipico del nostro paese; lo confessiamo, il nostro femminismo ci ha fatto trascurare i doveri (?) delle brave donnine; non sapevamo cosa rispondergli, quale piatto preparargli! Sgomento generale, poi, dopo il breve attimo di panico, il ricordo ancestrale di una nostra specialità uso export per week-end montanari: il panino con la soppressa!!! Il successo fu enorme!

Veronelli impazzì, Ave Ninchi scoppio a forza di mangiarne, l'altopiano fu invaso da orde di pellegrini che ne volevano, il telegiornale ci dedicò un servizio, l'"Espresso" inviò Giorgio Bocca, il Papa la sua benedizione!.

Ci spaventammo di tanto clamore e decidemmo di riservare la nostra specialità a pochi nostri amici (una ventina).

Fu così che entrammo nelle ex-carceri mandamentali di Asiago dove costoro avevano la sede: li chiamavano Speleologi, marziani, indiani e trovatori, per noi erano solo dei montanari mancati. Infatti, da lungo tempo, da secoli, le montagne di Asiago erano sparite o quasi, biodegradate. I nostri Speleologi, non sapendo dove sfogare il loro tribale rapporto con la madre-terra, sfogo intoglibile per ogni buon contadino, per ogni buon zulù e per ogni buon asiaghese montanaro, vivevano nella più cupa disperazione odiando tutti coloro che avevano livellato le montagne (anche Celentano), per fare di Asiago un altopiano e un campo di concentramento edilizio.

L'arrivo nostro e dei panini, ridiede loro nuovo smalto, nuova gioia di vivere; non perché vedessero in noi la madre-terra (come qualcuno ha malignato vedendo tale promiscuità di sessi!) ma perché, corroborati dalla sopressa e dal nostro spirito di avventura, presero la decisione: "se non possiamo andare in su, andremo in giù (che tanto poi bisogna tornare in su, si spera!); se ci tolgono le montagne, se ci lasciano i buchi, le grotte, si insomma, le entrate uterine della madre-terra. E noi vi penetreremo!".

Fu così che il Gruppo Speleologico Settecomuni uscì dagli anfratti umidicci delle ex-carceri e si diede a cercare ogni piùà piccola fessura, crepa, spluga, caverna, grotta, etc..
Cercammo così gli antichi cimiteri cavernosi cimbrici, oppure incauti sciatori domenicali che vi fossero caduti dentro, reperti archeologici etruschi, coppiette clandestine in atteggiamenti osées, antichi campi da calcio teutonici, avanzi di pic-nic e avanzi di galera.
La delusione fu grande. La realtà era ben diversa: niente di quello che speravamo! Solo sassi, stalattiti, stalagmiti, acqua, buio, vermi sotterranei. Eppure, eppure, quel che vedevamo aveva qualcosa che ci attirava, che ci colpiva e stupiva: era una ri/scoperta più bella, nuova, diversa, affascinante. I nostri compagni maschi non badavano poi molto a quello che laggiù si vedeva: erano troppo presi a consumare il loro rapporto erotico con la madre-terra; su e giù, su e giù per le pareti della grotta, e discussioni su discussioni sulle varie tecniche per aggredirla, per vincerla, per studiarne la conformazione. Noi non avevamo di questi problemi, a noi interessavano di più le bellezze che l'interno del suo corpo cavernicolo ci offriva...

Alla fine, quando si usciva, ci si sentiva diverse, o perlomeno si provava la stessa sensazione di chi può andare in alto: più stanche, ma più leggere, nuove... E con noi, i nostri compagni maschi vivevano le stesse emozioni, le stesse sensazioni, le stesse gioie, le stesse crescite. Magari più tecnicamente e staccatamente... in fondo, nessuno di loro ha mai ricevuto un abbraccio così materno e affettuoso dalla madre-terra come qualcuna di noi, tanto da restare incastrata per colpa di certe sporgenze... anatomiche.

Forse, per le Speleologhe, l'unico inconveniente che le differenzia dai maschi è questo... certa gente, invece di spianare le montagne, dovrebbe allargare i buchi!