Buso dei Boi

Buso dei Boi

Loch 1977 - Organo Interno del G.S.S. - Anno I n. 0

1386 BUSO DEI BOI V VI

Comune di Asiago

Longitudine 0° 54' 29''

Latitudine 45° 50' 46''

Quota 1155 m. s.l.m.

Sviluppo:296 metri

Dislivello: -71 metri

Itinerario

Procedendo sulla statale che da Asiago porta a Bassano del Grappa, giunti circa a 300 metri dall'osteria Turcio, si prende sulla destra una strada bianca che è l'ultima che entra nel bosco prima dell'osteria. Tale strada, dopo un centinaio di metri, compie una secca curva a destra. E' a questo punto che la si deve lasciare per continuare diritti attraverso un sentiero in salita nel fitto del bosco. Al primo bivio posto circa 50 metri dopo, si prende a destra; dopo altri 80 metri, altro bivio, in cui si prende il sentiero di sinistra, percorrendolo per una settantina di metri. A questo punto, in cui il terreno si fa un po' meno ripido, basterà entrare nel fitto verso sinistra per qualche decina di metri dove è ben visibile l'ingresso della cavità.

Descrizione interna

L'ingresso ha un diametro di 6-7 metri e rappresenta il tipico inghiottitoio carsico. Il primo pezzo, di circa 40 metri, è caratterizzato da una costante caduta di pietre. Sul lato S-E di questo pezzo si aprono due corridoi sovrapposti comunicanti tra loro per mezzo di uno stretto pozzetto. Il primo presenta nella parte finale una pozza d'acqua profonda circa 30 cm. che è causa del forte stillicidio nel corridoio sottostante.

Il pezzo iniziale da 40 metri incomincia ad ampliarsi verso la fine, dove ci si può fermare su una cengia occupata per metà da una grossa roccia cubica. Oltre la cengia, o meglio, attorno ad essa, si aprono tre pozzi di 30 metri. Il primo, in direzione Nord-Est, è il più agibile, mentre quello a Nord è raggiungibile con difficoltà, essendo in fessura per molti metri.

Resta l'ultimo a Sud-Ovest, piuttosto stretto e allungato che è in parte ostruito da massi incastrati per tutta la sua lunghezza. Questi tre pezzi danno vita più in basso, ad un unico grande pozzo il cui fondo è ostruito da materiale di crollo. Fin qui, abbiamo visto la tipica grotta dell'Altopiano con andamento verticale. Dalla cengia di 40 metri, però, risalendo la parete per una decina di metri, si apre un largo corridoio subito interrotto da un pozzo, il quinto, profondo 20 metri.

Superato questo pozzo, non senza qualche difficoltà, si risale in fessura per altri 5 metri, raggiungendo un corridoio superiore che da un lato va a sbucare nel primo pozzo, dall'altro da vita a due cunicoli paralleli. Uno di questi non è agibile, l'altro, anch'esso molto stretto, permetterà ai più magri di uscire 10 metri più in là nella "sala del cipresso".

Tale sala, che prende il nome da una gigantesca colata stalagmitica, è la parte più bella della grotta e tra l'altro presenta una stalattite di tre metri. Questa sala è formata dalla parziale associazione di 3 fusoidi ed è raggiungibile da due lati: da Est attraverso i cunicoli sopracitati, da Ovest attraverso due gallerie sovrapposte.

Queste gallerie si fondono praticamente in una sola, ma un tempo probabilmente si univano con i due cunicoli, dando9 vita a due condotte distinte ora interrotte dalla sala venutasi a creare nel mezzo.

Quest'ultima presenta al centro una specie di vasca-laghetto con circa 150 cm. d'acqua, parzialmente chiusa sulla parte superiore da uno strato roccioso che forma così un coperchio naturale, con un foro circolare nel mezzo. Procedendo attraverso le gallerie verso Ovest, ci si rende conto che queste, nel punto in cui si fondono tra loto, hanno un cambiamento di direzione di quasi 180°, rientrando in quella che ritengo la diaclasi (o faglia?) principale in direzione dell'ingresso. Ci troviamo in un corridoio ricco di stalattiti. Percorrendolo per 10-12 metri, sulla sinistra, si incontra la "saletta delle lame" così chiamata per le sue caratteristiche forme. Dopo pochi metri, si giunge al sesto e ultimo pozzo, profondo 25 metri, che termina sul fondo di una stretta fessura. Questo pozzo può essere superato in opposizione. Abbiamo così percorso un tracciato a forma di U, essendo giunti in prossimità del quinto pozzo, superato il quale si potrà scorgere la luce filtrante dall'ingresso.

Note biologiche

Per una volta tanto, questo tipo di ricerca non si è rivelata completamente infruttuosa. Sul masso cubico al termine del primo pozzo, sono state raccolte 2 salamandre cieche e depigmentate, occasionali abitatrici della zona escussa. Nella "sala del cipresso" che ci era parsa la più adatta ad ospitare una qualche forma di vita, le nostre speranze non sono andate deluse. E' stato infatti catturato un esemplare di Ischyropsalidae, un aracnide, troglobio recente (terziario) dotato di zampe anteriori masticatorie e di due minacciose pinze prensili. Questi epilionidi sono per lo più segnalati in prossimità di fiumi sotterranei ed è interessante notare che il nostro esemplare è stato catturato in prossimità del piccolo laghetto posto nella "sala del cipresso". Per quanto ci risulta, fino al 1978 (vedi "Catalogo dei Ragni Cavernicoli Italiani" edito dal circolo speleologico romano), nessun Ischyropsalidae era mai stato segnalato in Italia. Ora abbiamo saputo che sull'altopiano del Cansiglio si trova l'Ischyropsalis Mulleri e pensiamo che probabilmente altri componenti di questa famiglia siano stati visti o catturati in Italia.

Saremo grati a quanti volessero segnalare al nostro gruppo tali ritrovamenti per i dovuti confronti. Altro fatto interessante, è stata la segnalazione di due nostri soci di una colonia di animaletti bianchi delle dimensioni di 1 mm. su una superficie di ruscellamento (2-3 mm. d'acqua). Purtroppo, non essendo stata possibile la cattura, la loro presenza non può essere provata. Ultimo fatto curioso, in una grotta esplorata circa 15 volte, non abbiamo mai visto un pipistrello, ma vi è un cimitero di questi mammiferi. Infatti, in una galleria alta non più di mezzo metro, si sono trovate le ossa di decine di pipistrelli.