L'Altopiano del Sette Comuni

Giovanni Frigo (Asiago - VI)

L'Altopiano dei Sette Comuni occupa una posizione centrale nell'ambito della fascia delle prealpi venete estesa tra il Garda e la Valtellina e costruisce una zona di transazione, tra l'alta pianura vicentina e le alpi dolomitiche, di forma grosso modo quadrangolare. Ha una superficie complessiva di circa 600 kmq e si estende tra i 600 e 12300 m di quota. Da un punto di vista morfologico può essere suddiviso in una serie di subunità partendo da sud verso nord. Nella presente diapositiva vediamo la scarpata meridionale che ha una lunghezza di circa 15 km e che fa sì che l'altopiano si distacchi un po' bruscamente dalla pianura veneta. Notiamo una scarpata erosiva verso ovest e verso est: a ovest la scarpata dell'Astico ed a est quella del fiume Brenta. Si vede, poi, una scarpata tettonica settentrionale: quella della Valsugana e quindi abbiamo una zona di altopiano meridionale. Si può notare come l'Altopiano sia un tutt'uno con l'Altopiano di Tonezza che è stato separato circa 1 milione di anni fa dall'erosione dei torrenti dell'Astico. Poi osserviamo la parte dell'Altopiano settentrionale, che ha una zona più intensamente carsificata: ecco l'Altopiano sommitale caratterizzato da roccia nuda, articolato in una serie di conche chiuse, di boschi, di piccole scarpate, di spuntoni di roccia. Nell'ambito del margine settentrionale dell'Altopiano, nella scarpata tettonica della Valsugana, in fondo a destra, si notano i laghi di Levico e di Caldonazzo: da qui prende origine il fiume Brenta. Analizzando le varie subunità morfologiche, possiamo notare che l'Altopiano meridionale è caratterizzato da valli secche abbastanza ampie, come questa della Valbella, e con dislivello di circa 50-100 m al massimo. Quindi possiamo notare una notevole Idrografia superficiale, mentre nella zona mediana, quella della conca, abbiamo una morfologia molto dolce, con vallette strette che tendono a vergere verso le valli principali: ad esempio la Val Piana, che verge verso la Val Frenzela, oppure una serie di vallecole che vergono verso la Val d'Assa. La zona sommitale è una zona particolare perché ha subito vari modellamenti, sia da pane della natura, sia da parte dell'uomo. Qui si possono vedere, sulla destra, le tracce lasciate dagli antichi ghiacciai che ricoprivano l'Altopiano dal Pleistocene tino a circa 15.000 anni fa.

Nella zona settentrionale troviamo le forme carsiche tipiche, quali ad esempio le doline di cima Portule, che in questo caso non sono state modificate dai ghiacciai probabilmente perché, essendo ad una certa altezza, lo spessore del ghiacciaio non e' riuscito a modellare queste forme.

Nelle zone più depresse, invece, vediamo appunto le doline che sono state smembrate e smantellate, dando origine a delle vere e proprie conche glaciocarsiche come quella della Val Trentin.

Nell'Altopiano e' molto sviluppato il fenomeno carsico: sono state, infatti, censite circa 1.500 cavità di cui una raggiunge quasi i 1.000 m di profondità (-974 m): l'abisso di Malga Fossetta. Come dicevo, il ghiacciaio ha fatto la sua parte; infatti in questa zona vediamo delle gradinate glaciocarsiche strutturali. In questa immagine possiamo osservare un bellissimo campo solcato, molto ampio, che abbiamo visto ieri mattina con gli stranieri, dove si nota molto bene l'effetto sia del carsismo, sia del gelo e disgelo. Qui siamo sui 2.000 metri. Si noti come la litologia sia molto varia: l'Altopiano è formato da rocce carbonatiche mesozoiche. Fra queste prevalgono la dolomia, i calcari del Giurassico e nello stesso tempo anche quelli del Cretacico, che si trovano però nella conca. Si può vedere l'erosione carsica sulle rocce con chimismo più puro e quindi molto più cementate. Sulle rocce che sono in parte dolomitizzate prevale, invece, il fenomeno della gelifrazione. Il ghiacciaio ha, inoltre, favorito anche la formazione di zone molto particolari, come ad esempio le torbiere della piana di Marcesina. Possiamo dire che queste torbiere sono il prodotto dei ghiacciai, perché grazie alle loro esalazioni e al loro ritiro, le acque di scioglimento hanno favorito la formazione dl piccoli laghetti e poi l'interramento di questi con la caratteristica flora artica.

Qui notiamo delle forme caratteristiche di carso scoperto: le scannellature nella zona dei Castelloni di San Marco. Il ghiacciaio pleistocenico, che si estendeva per circa 200 kmq nella parte alta dell'Altopiano, ha favorito una notevole modificazione delle zone carsiche e nello stesso tempo ha anche accelerato l'approfondimento dell'acquifero carsico. Questo si e' approfondito fino alla zona dell'Oliero, sovente con una portata di circa 15 metri cubi al secondo. Attraverso uno studio con i traccianti, si è potuto rilevare una velocità di deflusso delle acque di circa 200-300 m all'ora. Intatti, in 24 ore i traccianti che abbiamo introdotto hanno tatto circa una decina di km. Per quanto riguarda i tipi litologici, si nota che c'è un diverso tipo di comportamento: nella conca vi sono rocce cretaciche inizialmente fessurate, ben stratificate e in parte impure.

Vediamo, nel lucido, una sezione della conca di Asiago: possiamo notare come nell'ambito della conca i ghiacciai hanno abbandonato parecchi depositi morenici che si trovano solamente nelle parti alte, mentre nella conca vera e propria troviamo del depositi aluvioglaciali. Al di sotto di questi, abbiamo i calcari cretacei del Biancone e più sotto ancora le rocce giurassiche. In particolare possiamo notare che l'intensa fratturazione e la presenza d'impurità nelle rocce cretaciche ha favorito una circolazione diffusa e lenta. La formazione del Trias superiore e quelle giurassiche, caratterizzate da parecchie vie di deflusso, anche notevoli, hanno favorito invece una penetrazione dell'acqua abbastanza veloce. Pertanto, le formazioni cretaciche assumono i caratteri di rocce serbatoio che perdono, lentamente, le acque verso le sottostanti formazioni giurassiche, mentre invece i depositi fluvioglaciali hanno assunto la funzione di serbatoi epicarsici. Intatti, nelle zone dell'Altopiano dove affiorano questi depositi sono ubicati I principali nuclei abitativi: pensiamo a Rotzo, Roana, Asiago. Tali depositi sono presenti a monte di Asiago ove sono state catturate le acque attraverso piccole sorgenti naturali. Per la sua particolare posizione geografica a ridosso della pianura veneta, l'Altopiano fu abitato fin dai tempi preistorici. Intatti, ultimamente sono state scoperte parecchie stazioni paleolitiche medie e superiori, mentre durante il Neolitico e l'Età del Ferro tale frequentazione è stata limitata solamente alle zone marginali del Comion, a Lusiana, e del Bostel. La presenza fissa dell'uomo avviene soltanto nell'ano Medioevo, quando sull'Altopiano vi sono colonie di tedeschi richiamati dai Vescovi di Padova, proprietari di queste terre, per il disboscamento e la colonizzazione di queste aree. Tali popolazioni vivevano di pastorizia e della produzione del carbone.

Probabilmente, fra il XIV e il XVIII secolo, si è verificata la vera e propria deforestazione dell'Altopiano.

Ciò ha favorito lo sfruttamento delle aree disboscate a pascolo, con allevamento ovino e caprino che ha subito, quindi, un grande sviluppo. Uno scritto del 1763 riporta che sull'Altopiano di Asiago c'erano ben 200.000 capi tra pecore e capre. Tale sfruttamento eccessivo ha accelerato una forte erosione del suolo ed una desertificazione con affioramento, in superficie, di rocce. La Prima Guerra mondiale ha dato un ulteriore scossone al paesaggio dell'Altopiano. Si pensi che nei 3 anni di guerra sono passate sull'Altopiano circa 1.500.000 persone con punte fisse di circa 400.000 tra italiani e austriaci. Questo enorme carico antropico ha favorito la costruzione di circa 400 km di strade e di circa 200 km fra trincee e gallerie. Tutto ciò è stato, in seguito, parzialmente modificato grazie ai recuperanti e ai contadini.

Attualmente possiamo trovare delle trincee solamente nelle zone boscate o poco accessibili.

Per concludere, I'urbanizzazione dell'Altopiano ha subito un ulteriore grosso scossone tra il 1960 e il 1980 con la costruzione delle seconde e terze case. Circa il 4 % dell'intero suolo dell'Altopiano è ricoperto da costruzioni; se ci limitiamo, invece, alla conca circa il 16% di questa è occupato da insediamenti che provocano grossi problemi legati alle fognature e quindi agli scarichi. Per fortuna la conca è formata da rocce abbastanza impermeabili che hanno una funzione di filtro. Ciò limita e ritarda gli effetti di eventuali inquinamenti dell'acquifero anche se, nell'ambito della conca, ci sono punti di assorbimento veloci, specialmente lungo l'asse del Ghelpach e quello della Val Frenzela, che possono minacciare fortemente l'acquifero carsico.

Pertanto, dobbiamo pensare alla proposta dell'ing. Lobbia di costruire una rete fognaria e una serie di strutture per il disinquinamento di questo enorme carico antropico che può aumentare fino a 100.000 o 150.000 persone durante il periodo estivo.