Intervento

Antonio Lobbia (Comunità Montana Sette Comuni)

Vi leggo brevemente le note che mi sono preparato. Se dovessimo chiederci quali implicazioni abbia avuto sul complesso sistema dello sviluppo dell'Altopiano la caratteristica peculiare geologica del carsismo, non troveremmo molte casistiche e scopriremmo che la delicata tessitura geologica del Sette Comuni non è praticamente mai assurta a protagonista nell'assunzione di decisioni a valenza territoriale non ci capiterebbe mai di imbatterci in casi in cui una lottizzazione, un plano regolatore, una semplice casa e ancora una cava, un movimento di terreno di qualsivoglia specie o natura, siano stati sospesi perché questi interventi di modificazione ambientale fossero considerati in qualche modo annosi rispetto al sistema geologico di base. Scopriremmo che ufficialmente, il carsismo sull'Altopiano semplicemente non esiste, oppure esiste perché si è a conoscenza che opera un gruppo speleologico, quello dei Sette Comuni, che fra l'altro ha il merito di aver partecipato all'organizzazione di questo Convegno Internazionale.

Eppure, abbiamo sentito spesso in questi giorni ed anche poco fa, che l'Altopiano rappresenta uno dei luoghi più interessanti e fra i più ricchi per presenza di manifestazioni, le. più diversificate, di questo fenomeno geologico che è appunto il carsismo. Dunque, tutte le problematiche connesse a tale fenomeno, in relazione all'utilizzo del territorio nelle sue diverse forme derivanti da degli insediamenti umani, non paiono aver condizionato lo sviluppo ed il modello turistico del consumo dei suoli a favore dell'espansione degli aggregati urbani. La domanda che sorge spontanea, dunque, è se questo stato di cose abbia già comportato problemi al complesso naturalistico. Quindi, inverto il tema che mi sono posto.

Quali, dunque, sono stati gli effetti dell'impatto dell'uomo sull'ambiente, in quanto sistema carsico di rilevanza importante, e non viceversa? Per comodità, potremmo classificare questi diversi impatti in impatti diretti, cioè quelli che hanno comportato anche gravi e definitive modificazioni puntuali, ed impatti indiretti, cioè quelli che hanno utilizzato questo modello fisico per esplicare modelli dannosi all'ecosistema, anche a distanza. Esempi del primo tipo d'impatto sono quelli legati ad un atteggiamento molto diffuso, anche nella mentalità comune, che la forra, cioè il loch come lo chiamiamo noi nell'antica lingua altotedesca dell'Altopiano, potesse divenire luogo ideale per nascondervi i rifiuti solidi urbani. Questa mentalità e questa pratica, attuata sistematicamente in molti Comuni sino dagli anni 70, ha definitivamente cancellato alcune grotte storiche dell'Altopiano.

Nel complesso certamente non molte, ma almeno 5 sistemi verticali, alcuni di grande rilevanza, sono stati distrutti dal consumismo. Ancora, a questa categoria appartengono gli interventi, la regolarizzazione superficiale di aree più o meno estese, talvolta con interventi anche non solo superficiali, come per esempio avviene per le cave o per le piste sciistiche, in genere di risalita e recentemente anche per il fondo. In questi casi siamo in presenza del problemi per la perdita di aspetti tipici del paesaggio carsico, problemi la cui tolleranza va misurata in termini più rigorosi. In effetti, la questione del carsismo come elemento naturale del paesaggio, non pare per nulla minimizzabile se confrontiamo la naturalità del paesaggio geologico con quello del piano vegetazionale.

Se è vero che il paesaggio vegetazionale naturale, come afferma il prof. Susmel e oggi molti altri, non esiste più nel Veneto in particolare e, pertanto, che questo paesaggio è stato costruito dall'uomo, per cui la sua tutela in definitiva passa comunque attraverso l'uomo, il paesaggio che pure Impropriamente chiamo geologico ma che comunque è poi la morfologia rappresentano al contrario un unicum naturale, almeno per larga parte di territorio. Si tratta, pertanto della valenza irripetibile della pellicola geologica carsica (un po' improprio questo termine, ma tende a significare quello che dicevo prima), che non può non considerarsi come risorsa fondamentale sulla quale svolger necessarie considerazioni all'atto di scegliere del destino di porzioni anche vaste di territorio. L'uomo non può ricostruire questa pellicola, ma accanto a questi macroimpatti in natura diretta che incidono, come detto, sulla sopravvivenza di sistemi estesi, puntuali e anche profondi del fenomeno carsico, non si possono dimenticare ulteriori diffusi ed ingiustificati impatti quando si svolgono al di fuori degli ambiti scientifici. Voglio ricordare atteggiamenti che hanno diffusione crescente, stante appunto la crescita delle presenze turistiche sull'Altopiano; atteggiamenti che concernono la natura delle rocce sedimentarie carsiche ricche di presenze fossili. La diffusione dell'hobbistica ha intaccato anche questo mondo naturale con l'asportazione, a tempo perduto, di fossili da parte di novelli paleontologi che certo non costituisce un bene per la naturalità dei sistemi di cui partiamo. Non si tratta, in effetti, di una questione rilevante certo, ma la segnalo per mettere in risalto un tipo di mentalità che alla natura tutto chiede senza porsi mai il problema del perché.

Passando rapidamente agli impatti che ho definito indiretti, il dato più rilevante a questo proposito, si riferisce allo smaltimento delle acque reflue provenienti dagli insediamenti civili. In genere, le acqua reflue dell'Altopiano del Sette Comuni vengono immesse nel sottosuolo. La maggior fortuna di colui che costruisce la propria casa è quella di trovare un lasso, che in gergo locale significa un dispersore naturale. Noi sappiamo che quel dispersore altro non può essere che un ganglio della rete carsica ipogea. Questa situazione era diffusissima prima dello sviluppo dell'edilizia turistica della seconda casa. Lo è tutt'ora, anche se in alcuni casi ancora troppo limitai, l'acqua reflua viene assoggettata a unità depurative accettabili. Prima dello sviluppo turistico, la popolazione residente ha toccato un massimo di presenze pari a circa 35.000 persone nel 1921 con una limitata dotazione di servizi igienici. A quei tempi tutto veniva bene per la concimazione del campi e degli orti.

Oggi il sistema Altopiano arriva ad ospitare, nel periodo estivo ed invernale quando nevica, oltre 100.000 persone in forma residenziale e molte migliaia in più in forma pendolare giornaliera. E' sconsolante rilevare che il sistema fognario dell'Altopiano ha fatto passi piccoli, piccoli. In questi anni, impianti di un certo livello esistono, ma non per tutta la popolazione, neppure per tutta quella residente: in Comune di Enego per 1000 persone, in quelli di Lusiana, di Conco e di Roana, dopo varie peripezie legate a valutazioni del carattere ambientale, ma vi assicuro che anche in questo caso, il carsismo non ha avuto né colpa né ruolo, si stanno avviando dei lavori. Fattostà, che il fattore suolo e la sua particolare conformazione continua a non avere rilevanza e a non costituire problema per l'espansione edilizia del nostro Altopiano. Per tutti, e senza commentane, basti il nuovo piano regolatore di Roana.

La Regione Veneto, che fa anche delle bellissime pubblicazioni e sostiene questi convegni, ha consentito un'espansione pari ad 1.000.000 di nuovi metri cubi da edificare; ciò significa 5.000 nuovi appartamenti e circa 15.000 persone in più. Roana si sta dotando di depuratori frazionali e ciò, almeno, è cosa buona. A monte di tutte le considerazioni, che ho esposto in modo sintetico, c'è l'unico vero condizionamento che è quello della mancanza di acque superficiali, di falde in genere. Sin dagli anni '50, hanno imposto ai comuni di Asiago, Roana e Rotzo di ricercare fonti di approvvigionamento al di fuori dell'Altopiano.

Dopo aver evidentemente raccolto quelle minime, e non sufficienti già allora, sorgenti interne della val Renzola, andarono a prendere l'acqua al di là della Valdastico con un'opera certamente importante per gli anni '50. Ma questa operazione non rappresentava al massimo la necessità di reperire fonti ulteriori necessarie a tutti i comuni dell'Altopiano in pieno boom edilizio anni '60. Questo portò ad una scelta ardita: quella di un impianto imponente che preservasse le acque dell'Altopiano restituite dalla sorgente carsica dell'Oliero e le portasse, con un sol balzo del 1100 m, negli acquedotti altopianesi. Fu un'operazione che duro 25 anni ed ancora in corso. Dissesto, come previsto, i bilanci di qualche comune ma l'acqua, anche contro la natura carsica dell'Altopiano, oggi c'è! Come dire che la natura non è mai, se lo si vuole, un fattore limitante per l'uomo. Per questa ragione, all'inizio, ho trascurato la questione dell'acqua nelle mie brevi considerazioni sul tema e ho preferito valutare i problemi derivanti dal carsismo e dagli insediamenti, piuttosto che non il contrario.

Quali i modelli futuri? Gli scenari verso i quali l'Altopiano sta muovendo, se le premesse sono quale del PRG di Roana: non c'è scampo! Il futuro assomiglia tanto, tanto, al passato! Grazie.