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TUARLOCH
IN BARBA AL BRUTTO TEMPO

Attività svolta Domenica, 16 Novembre 2014

Partecipanti: Elena, Nino

Anche stavolta siamo solo io e Nino e il maltempo continua ad imperversare, anche se oggi sembra volerci dare una tregua. Dove andare e che fare? L’idea iniziale era di ritornare agli Abrisassi, ma viste le condizioni di domenica scorsa impossibile sperare in un miglioramento… e allora perché non andare al Tuar? In fondo è l’unica grotta dove siamo sempre potuti andare con qualsiasi previsione meteorologica… Deciso, oggi andiamo al Tuarloch, puntiamo al fondo e cerchiamo di proseguire i lavori di scavo in meandro. Nino, visto il tempo, è venuto con il furgone dove carichiamo il necessario e andiamo. Arriviamo al solito spiazzo dove abitualmente posteggiamo per cambiarci, ma appena Nino inizia a fare manovra ci rendiamo conto di essere entrati in una specie di acquitrino paludoso da cui ci auguriamo di riuscire ad uscirne… Ci diamo la carica con il solito panino, ci vestiamo ed entriamo in grotta. Man mano che scendiamo la portata d’acqua aumenta e la discesa dei pozzi è una continua doccia, fino all’ultimo pozzo, dove la doccia diventa praticamente una cascata sotto la quale bisogna per forza di cose passare. Di tutte le volte che siamo venuti in questo posto, questa è la prima in cui troviamo così tanta acqua, e questo rende l’idea di quanta pioggia sia caduta in questi giorni. Non solo, in realtà frequentare le grotta in queste condizioni aiuta a capire quali sono le vie di scorrimento dell’acqua, e infatti, nel meandro di destra, abitualmente piuttosto asciutto, ecco chiaro e forte rumore di acqua, proprio in una piccola frattura che interseca perpendicolarmente il meandro. Non perdiamo tempo e diamo immediatamente inizio ai lavori di scavo. Prima di tutto è necessario allargare “il cantiere” e successivamente attaccare il punto X. Ben presto ammucchiamo parecchio materiale roccioso, anche di notevoli dimensioni, che per forza di cose bisogna portare fuori dal meandro non avendo altro posto dove piazzarlo. Essendo solo in 2 siamo costretti a continui e faticosi andirivieni, senza per questo farci scoraggiare. Colpo dopo colpo, demoliamo senza tregua le pareti rocciose, fino ad esaurire tutto il materiale a nostra disposizione…il risultato però non è dei più soddisfacenti: solo un piccolo pertugio inaccessibile che non sembra celare granché oltre al piccolo ruscello d’acqua che non ci è possibile seguire…forse meglio proseguire nel meandro di sinistra sperando ci porti oltre tutto questo…? Valuteremo la prossima volta. Rimessi gli imbrachi risaliamo (recuperando anche la corda dell’ultimo pozzo che potrebbe tornarci utile giovedì al Sieson). Quando usciamo è già buio, il tempo dentro è come volato e ci rendiamo conto solo ora di aver scavo per oltre 6 ore. Ora non resta che cambiarsi e riguadagnare la strada di casa. Non senza qualche attimo di suspance, il furgone riesce faticosamente a uscire dalla palude e a portarci verso il meritato spritz.


Scritto da

Elena

Elena Socio G.S.S. dal 2007

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