Tuarloch
Abbiamo fatto...va!!!
Partecipanti: Elena, Jack, Mus
In aprile nascono nuovi amori, anche per le grotte sembra essere così. Negli ultimi anni in questo mese abbiamo sempre fatto scoperte che hanno fatto la storia, forse anche per il Tuar è così visto come sono andate le cose.
Alla riunione di giovedì abbiamo deciso che qualunque fosse stato il tempo saremmo andati in grotta. Eravamo un po’ indecisi a quale dedicarci ma poi il Tuar, su in Bertiaga, sembrava essere il più appetibile, unico problema la neve che forse in quella zona è ancora presente. Per non sbagliare venerdì sera sono andato in avanscoperta per farmi un idea sulla situazione, qualche mucchio sull’ultimo pezzo di strada c’è, ma a piedi l’ultimo tratto si può fare tranquillamente.
Alle 9.30 di domenica siamo solo in tre, ci cambiamo sotto l’acqua che scende a dirotto e poi con l’ombrello, come fanno i pastori, ci portiamo all’ingresso della grotta. La corda è la, basta prenderla e legarla intorno ad un faggio vicino e scendere “allongiati” fino al primo frazionamento tre metri più sotto. Primo pozzetto di 4 metri, passaggio basso, stanza, finestra, altro pozzetto di 5 e stop. Fessura sulla sinistra dove allargando un po’ forse troviamo la prosecuzione buona; a destra pozzetto con finestra alta, stanza e cunicolo di 5 metri dove è già stato scavato in due precedenti esplorazioni. Con Loris ci diamo da fare sulla prima fessura, intanto Elena comincia a scavare all’inizio del cunicolo in un posto dove in precedenza avevamo buttato il materiale estratto, mettendo giù la testa si sente dell’aria uscire dal pavimento.
Dopo un’ora di lavoro Loris riesce ad infilarsi nel e scende per circa tre metri in quello che sembra essere un meandro, ma il risultato sperato non c’è: chiude da tutte e due le parti.
Spostiamo il cantiere più avanti andando a dare una mano ad Elena che con tutta calma sta scavando con le mani in mezzo a sassi e fango. Siamo tutti bagnati e infangati per bene, Loris guarda l’orologio e decide di battere in ritirata, io ed Elena continuiamo il lavoro iniziato.
Dopo un po’ decido di infilarmi dentro al cunicolo per dare un occhiata. Quattro metri abbastanza larghi e poi stretto; pancia a terra mi porto fino al limite e davanti a me sul pavimento vedo un paio di buchetti che fanno ben sperare, prendo il trapano e comincio a fare i primi fori, punta, mazzetta e in qualche modo scavo. La roccia è una specie di conglomerato di sasso rosso e terra che tutto sommato viene via facilmente, il materiale di scavo lo lancio ad Elena che poi lo butta sulla stanza di sopra. Il lavoro è al limite, si passa appena ma la voglia di lanciare un sasso dentro a quelle due fessure sul pavimento è tanta e poi c’è anche la voglia di dare un senso a questa giornata veramente di merda.
Scavo per tre ore di seguito, avanti e indietro per quel cunicolo basso, ad un certo punto riesco ad infilare la testa oltre una curva che svolta a sinistra, vedo nero, tanto nero, accendo il super led ma non vengo aiutato dalla mia condensa che annebbia il tutto, però il nero lo riconosco e do la notizia ad Elena che esulta con me. Ancora un paio di colpi e forse si passa! Sono esausto, collo e braccia a pezzi, chiedo ad Elena di farsi avanti e di provare a passare, è ancora stretto, troppo, pensiamo di rinviare alla settimana prossima la scoperta ma non sappiamo resistere. Ritorniamo all’attacco e per un'altra ora lavoriamo alacremente! Di nuovo Elena a dare gli ultimi colpi e poi finalmente passa, da dietro vedo i suoi scarponi sparire nel nulla. Una volta arrivata dall’altra parte tira via con punta e mazzetta quegli spuntoni che mi impedirebbero di passare, dopo un po’ sono con lei nella nuova stanza.
Non molto grande, tre metri di diametro, un bel camino con un meandro che sembra partire poco più in alto ma non è così, poi finalmente in un angolo un buchetto che da la speranza!
Aria ce n’è, Elena lancia giù qualche sasso e uno rimbalza per un bel po’ prima di toccare quello che sembra essere un fondo. Siamo felicissimi! E’ sempre bello scoprire che una grotta va ed il Tuar se lo merita proprio!
Prepariamo i sacchi ed usciamo, siamo sfiniti e lerci, con noi non abbiamo la macchina fotografica che stranamente Elena ha lasciato a casa. Ha però in macchina la telecamerina ed in qualche modo immortaliamo la nostra gioia.
Commenti (7)
Mirko Fossa
Nino
Kele
Kelezalet
Monica Ravagli
patao
Elena
Monica Ravagli