Tuar, ancora un poco.
Partecipanti: Jack, Nino
Primo giorno d' estate al tuar. Siamo solo io e Giacomo (Elena ha impegni familiari) e partiamo decisi a superare il meandro a meno 80 trovato l'ultima volta. In settimana mi sono arrivate due nuove batterie per l' hilti da 4 ah per cui adesso disponiamo di una quantità di energia difficilmente esauribile in una giornata. Entriamo in grotta alle10 e mezza, dopo il solito rito del caffè al Lux. In tre quarti d' ora di progressione siamo in zona scavo già belli impantanati. Le corde sui pozzi sono piene di fango nonostante la grotta sia ,a differenza dell' ultima volta, praticamente asciutta. Nella sala sopra il meandro, dove abbiamo spostata la frana, c'è un sacco di fango mentre di sotto, dopo un saltino di un paio di metri é pulito e asciutto. La volta scorsa eravamo entrati nel meandro per circa tre metri fino ad una curva. Ora, per poter lavorare dobbiamo riallargare dall' inizio e cosi facciamo. Ci alterniamo nello scavo a turni di mezzora e alle 3 del pomeriggio siamo avanzati di ulteriori 3 metri. Quando scendo per il mio turno guardo il meandro e vengo preso dallo sconforto: il lavoro da fare é ancora lungo e la fine del meandro sembra lontanissima. Poi un paio di mosse azzeccate ci fanno fare un balzo in avanti e ci danno la forza di continuare. Scaviamo fino alle 6 del pomeriggio. Siamo a due metri dal nero più nero e l'aria ci arriva forte in faccia da un ambiente ancora sconosciuto ma verosimilmente grande. A questo punto abbiamo esaurito le nostre ultime energie e decidiamo che per oggi ne abbiamo abbastanza. L'uscita é come al solito molto impegnativa. Una decina di pozzi, seppur brevi e vari meandri rognosi ci separano dall'esterno e stanchi, bagnati e infangati come siamo ci arranchiamo verso l'esterno.Siamo esausti ma contenti del gran lavoro fatto, fiduciosi che la prossima sarà la volta buona per svelare i misteri di questa bellissima e impegnativa grotta.
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