Gli speleo del G.S.S.

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PONTE DEI MORTI (SENZA MORTI)
IN XO TUTTI I SANTI AIUTA

Attività svolta Sabato, 01 Novembre 2014

Partecipanti: Elena, Jack

Quest’anno niente raduno speleo, peccato! Per mesi abbiamo pensato ad un alternativa per sopperire a questa “grave mancanza”, all’inizio si era pensato ad una gita fuoriporta per fare un pò di speleo-turismo in qualche famosa cavità, poi abbiamo cominciato a ragionare su un campo di tre giorni in fondo agli Abri Sassi, alla resa dei conti, oggi giornata di Tutti i Santi, ci troviamo io e Elena con due sacchi enormi e la grande voglia di scendere nel fondo della Giasara per nuotare, con le nostre nuove mute, in quella meravigliosa condotta allagata che aveva dato lo stop alle esplorazioni qualche tempo fa. Il meteo, che per lunghi mesi ci ha dato contro, questa volta è dalla nostra parte, sono già due settimane che non piove e molto probabilmente il sifone prima della galleria è asciutto per cui questa è l’occasione giusta per la spedizione! Anche Marchetto doveva essere dei nostri ma alla fine…. All’appuntamento mattutino c’è anche Nino che purtroppo non può unirsi a noi, causa lavoro, insieme prepariamo le ultime cose e andiamo al bar per il solito macchiatone. Approfittiamo del giornale per vedere cosa pensano le stelle della nostra giornata che a detta dell’oroscopo è assolutissimamente eccezionale. Alle 10 entriamo in grotta, alle 10 e 30 siamo sotto le cascate a -50 e qui dobbiamo riarmare la via verso il fondo e pulire i tre saltini fino a -100 dai sassi venuti fuori dagli scavi nel cunicolo della cascata. Alle 12.00 siamo sopra il Petit garson (60 metri di pozzo). Qui dobbiamo controllare una lama-assassina, dieci metri più sotto della partenza, che a detta di Nino bisogna in qualche modo eliminare, visto che l’ultima volta ha risalito il pozzo con la corda che ci sfregava contro (proprio una bella esperienza). Scende Elena molto lentamente e controlla la situazione con io sopra che in qualche modo provo a capire assieme a lei come la corda possa finire dietro la lama; tra l’altro le lame sono due e ci sorgono dei dubbi, alla fine decidiamo di lasciare tutto così com’è e di fare più attenzione quando ci si stacca dalla corda. Arriva al primo frazionamento e mi da il “libera”, io mi attacco e ricordo ad Elena di controllare per bene la corda visto che da quel pozzo quando piove scende un sacco di acqua e con l’acqua anche qualche sasso che può lesionare la corda. Poco dopo sento Elena “saccramentare”: la corda è tranciata di brutto a 5 metri dal secondo frazionamento e per fortuna si è accorta della spiacevole situazione prima che la corda scivolasse pericolosamente tra le pulegge del discensore. La sento comunque tranquilla, mi urla che si potrebbe anche recuperare qualche spezzone di corda che abbiamo poco più in su e sistemare il problema, l’idea sembra essere anche buona ma il resto della corda come sarà messo? Vale la pena di rischiare? Optiamo per la seconda scelta! I segnali dal cielo si sono rivelati e noi serenamente incazzati torniamo a casa. Prima di lasciare il Petit garson ci togliamo la soddisfazione di lanciare giù un paio di massi in bilico (legati con una fettuccia) sul bordo del pozzo e fare una bella pulizia della partenza. Abbiamo comunque imparato la lezione: il Petit garson va disarmato ogni volta! Uscendo, pensiamo ad un'altra alternativa, sono appena le 14 e l’idea di andare in un'altra grotta, tipo al Tuarloch, non ci dispiace! Sotto le cascate, a – 50, Elena (grande bestiologa) si ricorda che tempo fa, aveva messo della pastura per attirare un coleottero che ci era sfuggito prima di riuscire a fotografarlo. Lo vede e riusciamo ad immortalarlo con la fotocamera. Scendendo per la strada, in contrada Pologni, ci attraversa un gatto nero da sinistra verso destra (sfiga più grande non c’è)! Ci facciamo una gran risata: abbiamo già dato, grazie! Al Tuar dobbiamo risalire per cui servono chiodi e moschettoni in abbondanza, con noi ne abbiamo pochi per cui si torna ad Asiago per rifornire la borsa da armo. Alle 16.00 siamo già dentro alla nuova grotta pronti per la risalita del camino scoperto qualche mese fa e già mezzo arrampicato da Nino. Ancora Elena in prima linea, armata fino ai denti. Smartella ovunque per piantare il secondo fix ma la roccia non ne vuol sapere di essere tale: tutto sembra vuoto e marcio, impossibile andare avanti. Tentenniamo un bel po’; poi provo io ad arrampicare e mi alzo quei dieci centimetri in più per arrivare alla roccia sana. Pianto tre fix e sono in cima ad una cengia che sembra avere in un angolo un meandro. Lo raggiungo, ma anche qui niente vie nuove da esplorare. Molto probabilmente non è giornata, ci fermiamo! Siamo comunque felici, le battute sulla sfiga si susseguono e come sempre usciamo felici dalla grotta e ci gustiamo un cielo stellato con falce di luna a fare da sfondo. Che meraviglia! Qui ci vuole uno spritz e anche se lontani decidiamo di scendere fino al bar della Val Ceccona per degustarci l’ottimo aperitivo. Elena dice che vista la giornata dobbiamo comperare un gratta e vinci e infatti, vinciamo 50 euro che spenderemo poi in aperitivi, polenta e baccalà, dolce in compagnia dell’immancabile amico Nino. Oggi sfatiamo anche un vecchio detto popolare: “IN XO TUTTI I SANTI IUTA” (forse però una gran man i se la ga data)


Scritto da

Jack

Jack Socio G.S.S. dal 1990

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Commenti (1)

  • Elena Minuzzo

    Elena Minuzzo

    12 Novembre 2014 at 21:55 |
    Esperienza indimenticabile direi...giusto quel tocco in più a uno speleo weekend da brivido :-))

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