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Grotte di guerra in località Cima Fonti
Siamo io e monica oggi ad andare in eslporazione!

Attività svolta Mercoledì, 22 Maggio 2013

Partecipanti: Marco Minsele, Monica

funghi_trave

Sono le ore 08.20, dopo aver trasferito l'attrezzatura su un'unica macchina, partiamo dal nostro consueto luogo di ritrovo per andare verso malga Cima Fonti.
Monica mi spiega che la grotta è già stata parzialmete ispezionata durante un'uscita fatta qualche settimana prima, conclusa velocemente in quanto il cattivo tempo aveva bramato contro la voglia di scoperta della spedizione precedente.
Il tragitto ci porta lungo la zona del Barenthal; qua e là qualche traccia di neve dell'inverno concluso, passiamo Pria dell'Acqua ed ancora, verso Monte Corno.
Siamo quasi arrivati, manca l'ultimo pezzo con qualche passaggio a coppa d'olio se non si ha un fuori strada, il tempo cambia in fretta e non appena parcheggiamo la valle comincia a portar su nebbia!
Vestizione e via arditi, alla ricerca di nuovi anfratti!
Una croce di legno indica la zona in prossimità della grotta, la troviamo subito e dopo avere notato l'armo recente non c'è più dubbio, cominciamo subito a scivolare dentro.
Una larga galleria in discesa con sezione di circa 2m apre davanti a noi e proseguendo leggermente a sinistra, sempre in discesa, non ci dà modo di vedere cosa si nasconde oltre ...e la voglia di scoprirlo è fortissima!
Saremo circa 5 metri sotto terra quando la pendenza si ammorbidisce, poco più in là, puntando gli illuminatori, vediamo le travature di sostegno che c'erano state anticipate da Elena, entrata nella galleria la volta scorsa!
Il legno è talmente vecchio da non lasciar percepire minimamente il suo colore originale, nero come il carbone, se ne vedono diversi spezzoni di forma quadra lungo il cunicolo, alcuni ancora ben fissati nella roccia.
Proseguiamo, sulla destra incrociamo la prima diramazione che ha uno sviluppo di non più di 6 metri prima di franare, dando verso la superficie.
Torniamo sui nostri passi e proseguiamo nella galleria iniziale, ogni passaggio risulta ben pulito dai detriti, tranne per le zone interessate dai crolli.
E' curioso perché solo adesso, conoscendo la fatica che trova la passione dello speleo nel spostare pezzi di roccia, quando capitano le grotte più difficili, sono consapevole quanto sacrificio debba essere stato fatto da quei giovani militari in altopiano, che hanno lavorato per realizzare spazi così ampi e rifugi dove prima trovava casa roccia viva, fessurata naturalmente solo per qualche breve tratto, da decenni di passaggi d'acqua.
Più avanti un altro ramo sulla sinistra, questa volta più lungo del primo, entra Monica, qualche passo attento tra alcuni sassi e vediamo in fondo al corridoio il crollo, anche questo probabile uscita all'esterno prima del cedimento.
Sull'ultima travatura prima del cumulo di macerie scoviamo dei piccoli funghi bianchissimi, impossibile non notarli con lo sfondo nero legnoso, mentre sopra le nostre teste, dopo aver gironzolato per qualche metro, Monica scova un solitario pipistrello, che non appena percepisce le luci dei nostri caschi allarga di poco le ali, come per controllare chi siano questi rompi scatole.
Indietro ci aspetta il resto dell'esplorazione, si continua tornando all'ultimo bivio.
Monica con due pezzi di legno allestisce un segnale per indicare il senso della galleria, pochi metri più avanti infatti si vede già un altro ramo che va a sinistra, con tutti questi cambi di direzione pensiamo sia meglio cominciare a metter giù qualche briciola, per quando sarà il momento di tornare indietro!
In prossimità del bivio, alcune fessure sulle pareti dovute al carsismo, con bellissime lingue naturali al loro interno, mentre la terza diramazione prosegue per circa una ventina di metri, morendo in salita su di un nuovo crollo.
Pensando che l'avventura sia al termine torniamo nuovamente sui nostri passi, è passata un'oretta da quando siamo entrati, ma siamo un pò dispiaciuti, perchè speravamo di sporcarsi un pò più le mani!
Mai l'avessimo detto! Alla fine del corridoio, di sviluppo piano e rettilineo, coprendo la luce delle nostre torce, percepiamo una leggerissima infiltrazione di luce.
Eccolo il nostro passaggio! ...Monica coglie subito l'occasione per svelarmi una delle ambizioni che accomuna gli speleologi, dicendomi che, la più bella soddisfazione dopo l'esplorazione di una grotta, è quella di trovare un'uscita che non sia la stessa dell'entrata di inizio.
Proseguiamo adagio, anche perchè ci soffermiamo ad analizzare dei cocci di vetro verde e altri poco più in là trasparenti, appartenuti forse a qualche bottiglia.
Ci siamo sotto, la fessura da cui passa la luce è si e no 3 o 4 centimetri, un po' più in lunghezza. Il passaggio è quasi totalmente occupato da terra umida, visibilmente franata dentro dall'esterno ma non troppo dura da scavare e di facile rimozione.
Con delle lastre di sasso e alcuni pezzi di ferro trovati li attorno improvvisiamo picchetto e badile, presto il passaggio è a misura per un tentativo di uscita. Con la terra che mi scivola dentro la schiena e qualche radice che mi pettina gli orecchi esco, arrivo ad essere in piedi e faccio un pò di pulizia di erbacce e frasche; la via per Monica è libera, io sono a scrutare intorno dove ci troviamo.
L'uscita è semplice e sbocca subito sul prato in discesa che da verso valle, facendo un giro ci rendiamo subito conto che i vari rami che compongono la galleria, anche se occlusi, toccano in più punti il perimetro della città di roccia che sta sopra, sicuramente qualche passaggio è altre sorprese sono ancora nascosti, sarà qualcun altro nelle prossime uscite ad ispezionare con più attenzione ciò che resta, ma per ora siam più che soddisfatti e ...decisamente più ricchi di storia di prima!


Scritto da

Marco Minsele

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