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Buso della Giassara
Il sifone che non ti aspetti

Attività svolta Sabato, 23 Settembre 2017

Partecipanti: Elena, Jack

elena_poco_prima_del_sifone

Settembre, tempo di corsi, ferie e inizio attività con gli scout, sembra non resti il tempo per fare un po’ di speleologia! Con Elena provo a spulciare nell’agenda per trovare una finestra spazio-temporale da sfruttare per esplorare qualche cosa di speciale. Sabato è sicuramente il giorno giusto; venerdì siamo tutti impegnati al museo dell’acqua con 50 bambini ma sabato, si può fare. La scelta cade nella Giasara, in quel di Conco sopra la contrada Pologni. Quel masso che ci chiude il passaggio della lunga galleria allagata a -270 è la che ci aspetta e dall’altra parte, chissà! Dal punto di vista meteorologico non è un gran che: se l’estate 2017 verrà ricordata per il gran caldo, settembre verrà ricordato come il mese con più giorni di pioggia e un freddo cane come non si sentiva da anni. (stufe accese in altopiano) Non demordiamo davanti al tempo, fortunatamente ha piovuto fino a mercoledì e poi niente, forse la grotta non è poi così bagnata. Prepariamo tutto con calma e verso le 10.30 cominciamo la discesa verso il fondo. Procediamo velocemente, la grotta fino a -50 è asciutta, ma la cascata bassa butta acqua a non finire. Ci laviamo praticamente sotto ogni pozzo ma arriviamo alla conclusione che vedere la grotta completamente allagata e molto affascinante, d'altronde dobbiamo ringraziare proprio l’acqua per aver scavato questi meravigliosi pozzi e gallerie. In poco più di due ore siamo sul fondo, io mi ero completamente dimenticato che prima della galleria c’era un probabile sifone che negli anni abbiamo sempre trovato asciutto e passato senza difficoltà ma oggi le cose sembrano essere diverse. Ci infiliamo le mute molto prima, praticamente sotto il tiro di corda da 4 metri e piano piano ci addentriamo nella galleria. E’ una vero spasso “nuotare” in quegli ambienti, facciamo una trentina di metri fino ad arrivare nel punto in cui c’è l’ipotetico sifone che troviamo completamente riempito di acqua (secondo le mie teorie questa parte di grotta si stava fossilizzando, teoria sbagliata in pieno). Controlliamo per bene, siamo abbastanza amareggiati di non poter andare oltre e ci consoliamo pensando che se mai fossimo scesi mai avremmo saputo di questo fatto. Facciamo qualche foto, qualche ripresa, rimettiamo la tuta e l’imbrago e ritorniamo indietro. Visto che abbiamo del tempo, lo sfruttiamo per andare a vedere un cunicolo fossile in un livello superiore mai esplorato. Entriamo per una quindicina di metri ma poi il pavimento di argilla tappa completamente la via, in alto un altro meandrino sembra proseguire ma dopo qualche metro, stop anche da questa parte. Nella sala dei cervelli fatichiamo non poco a trovare la strada d’uscita in mezzo alla frana e dopo tanto penare riusciamo a passare e questa volta riempiamo di frecce la via buona. La risalita dei pozzi è faticosa, i sacchi sono pesanti, le mute bagnate pesano, il trapano e le batterie anche, rimpiangiamo le strettoie degli Abri in cui ci sembra faticare meno. Alle 19.30 siamo fuori, tutti e due bagnati e impaltanati ma felici come sempre. Con l’Audi di Elena riusciamo a scendere per la mulattiera fino ai Pologni senza fare danni e ancora una volta come tradizione andiamo al bar della Val Ceccona a farci coccolare dai titolari Elda e Piero curiosi come sempre di sapere delle nostre esplorazioni.


Scritto da

Jack

Jack Socio G.S.S. dal 1990

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