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Buso della Giasara
Esplorazione e riprese video

Attività svolta Domenica, 01 Aprile 2012

Partecipanti: Chiaretta, Elena, Jack, Marchetto, Moreno, Mus, Nino

giasara_10

Finalmente il grande giorno, almeno questo speriamo tutti, si va in Giasara con quella adrenalina ed emozione in corpo che solo l'esplorazione ti sa dare.
Io ci sono, Nino c'è, Marchetto c'è, Chiaretta c'è, Loris c'è, Elena c'è.
Che bello, possiamo scendere in macchina per la vecchia strada, quella tanto contesa da Giannino e company e che in qualche modo ha visto coinvolti anche noi per le vicende degli anni passati. La causa in tribunale è stata vinta e adesso il passaggio è aperto, unica attenzione d'avere è quella di aprire e chiudere le stanghe per evitare la fuga delle mucche dal pascolo.
Siamo organizzati come sempre, Loris e Marchetto scenderanno per primi per modificare il malefico armo al Petit, tutti gli altri a scendere con calma; Elena mi ha fatto un grande regalo perchè con se ha due super illuminatori della Mastrel, così evitiamo di portare sul fondo il peso delle batterie al piombo per effettuare le riprese dell'esplorazione.
Acqua non ce n'è! La mancanza di neve dell'inverno, le piogge primaverili che non arrivano hanno fatto si che l'apporto idrico in grotta sia quasi inesistente, le due cascate a -60 non esistono proprio e solo qualche goccia accompagna la discesa e non più quel fragoroso scroscio a cui eravamo abituati.
La prima vera sorpresa della giornata e' a -180 subito dopo la tirolese per evitare di finire nel laghetto che ben conosce la Chiaretta visto che ha già avuto modo di conoscere la freschezza di quelle acque! Elena è una grande osservatrice e non perde mai tempo nemmeno nei tempi morti, è appassionata di fauna ipogea e scruta con interesse ogni angolo della grotta! Individua sulla parete leggermente bagnata un diplopode, una "bestia" simile al millepiedi ci fermiamo a fotografare e filmare la scoperta. Non finisce qua, abbassa lo sguardo sul laghetto, l'acqua, a differenza delle altre volte è ferma e limpidissima, si vede benissimo il fondo anche perché nessuno di noi ci ha messo ancora i piedi dentro, vede "movimento" e gioisce nel riconoscere dei Niphargus (gamberetti di grotta completamente trasparenti) che nuotano felicemente. Incredibile, mai si erano visti questi esemplari a queste quote, ci facciamo un sacco di domande e intanto filmiamo e fotografiamo queste fantastiche bestioline.
Chiudiamo la parentesi biospeleologica e continuiamo la discesa verso l'ignoto.
Arriviamo verso mezzogiorno nel punto in cui avevo finito le riprese del filmato e mi metto all'opera sempre con il grande maestro Nino che ancora una volta si cala nella parte del commentatore. I Mastrel sono una meraviglia, tanta luce in poco peso ed ingombro, scendiamo il pozzetto disostruito la volta precedente e qui fatichiamo non poco a trovare il passaggio per arrivare nel grande salone dei cervelli. La frana e' caotica, ogni passaggio sembra buono i ricordi sono sfalsati e ci rendiamo conto che l'altra volta siamo stati anche abbastanza fortunati a trovare la via giusta in breve tempo.
Alla sala dei cervelli ci fermiamo per mangiare e bere un po', la situazione acqua qui è cambiata e in qualsiasi punto le gocce bagnano le nostre tute, ad un certo punto sentiamo la voce di Moreno che tutto trafelato ci raggiunge partito in solitaria solo una mezzora fa ( è sceso giù come un missile).
Si riprende l'esplorazione, Marchetto e Moreno vanno avanti come dei caterpillar, i colpi della mazzetta di Moreno si odono rimbombanti nella galleria, fino a scomparire. Io ed Elena facciamo le riprese, ogni angolo è meraviglioso, filmiamo proprio tutto.
Nino porta avanti anche 100 metri di corda e materiale d'armo, siamo convinti e speranzosi di trovare qualche altro pozzo. Nel meandro si procede in tutta sicurezza senza dover mettere nessuna corda, sempre in libera anche nei saltini più impegnativi che però sono pieni di appigli naturali. Godiamo della bellezza del meandro con vaschette, marmitte, cascatelle qualche concrezione. Arriviamo in un punto in cui bisogna scendere in basso per 4 metri e allora pensiamo bene di mettere una corda per non avere problemi. Si piantano un paio di chiodi, un corrimano e giù. Sentiamo dei rumori e vediamo ritornare Marchetto e Moreno che ci raccontano cosa hanno visto: la grotta cambia conformazione pochi metri più avanti, torna ad essere sporca e piena di fango, si abbassa e si arriva ad un sifone che al momento è asciutto, bisogna vedere come sarà dopo le piogge primaverili. Più avanti ancora acqua e poi la grotta si abbassa e diventa una galleria larga circa 3 metri con un altezza di un metro però semi allagata. Si sente dell'aria per cui sicuramente è libera ma per procedere sembra essere necessaria una muta perché ci si deve immergere quasi completamente.
Restiamo un poco delusi, speravamo di meglio e siamo un poco demoralizzati.
Moreno decide di uscire insieme a Marco e Loris, a ruota Nino con Chiaretta, io e Elena decidiamo di andare avanti con le riprese e andare a vedere la galleria allagata. Ci si infanga veramente per bene, ci sono delle vere e proprie concrezioni che sembrano di calcite, invece è fango grigio che crolla sotto il nostro peso quando tentiamo di passarci sopra. Procediamo controllando anche altre vie che troviamo ed esploriamo. La via migliore sembra essere comunque quella bassa e allora continuiamo sulla strada percorsa da Moreno e Marco.
Arriviamo dopo un bel po' alla galleria ma non riesco a filmarla, il fango è veramente tanto e ad un certo punto decido di mettere via la telecamera nella custodia stagna perché ho le mani sporchissime e i guanti in uno stato pietoso. Ci godiamo così la vista della galleria, qualche considerazione e poi ci mettiamo anche noi sulla strada del ritorno in tutta tranquillità.
Arriviamo sotto il Petit garcon a -150 e sentiamo la Chiaretta che sta uscendo dal pozzo, la raggiungeremo proprio all'uscita e tutti insieme andiamo alla macchina. E' notte e Nino a un certo punto ha lasciato la Chiaretta ed è scappato a casa perché deve scendere a Vicenza a prendere Michele che arrivava con il treno (naturalmente un ora dopo).
Con me ho un ottima bottiglia di prosecco che ho lasciato all'ingresso della Giasara in fresco, anche se leggermente delusi la stappiamo perché comunque c'è sempre da festeggiare.


Scritto da

Jack

Jack Socio G.S.S. dal 1990

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