Gli speleo del G.S.S.

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Agosto 2010
Riassunto di tutta l'attività svolta nell'agosto del 2010

Attività svolta Domenica, 01 Agosto 2010

Domenica 1 agosto 2010 - " GIASARA"
Due settimane fa Nino ha nuovamente discusso con il proprietario della cava di sotto che ci ha fatto capire che è meglio se non scendiamo in auto, anche perché risalendo le ruote slittano e gli roviniamo il fondo, poi c'è divieto di transito e bla bla bla... Ancora una volta, la Giasara sembra essere stregata dal punto di vista della viabilità e ancora una volta dobbiamo cercare una alternativa per raggiungere comodamente all'ingresso. Io scenderei volentieri anche a piedi dalla strada sopra, Nino insiste e alla fine convince anche me a trovare una alternativa. Siamo in tre: io, Nino e Monica con due auto perché Nino deve tornare a casa presto altrimenti viene licenziato dalla Cia. Alla fine parcheggiamo ai Pologni, in contrada e da lì saliamo fino alla Giasara. Oggi si è deciso di risalire e allargare il meandrino che con poco lavoro dovrebbe lasciarci vedere cosa c'è oltre, (a detta del me socio Nino, lavoro velocissimo). Con noi abbiamo due trapani, due batterie del Bosch e una dell'Hilti, finalmente mi gusto anche io la bellezza del pozzo e in poco tempo ci troviamo dentro nel meandrino e si decide come procedere. Nino resta con noi per poco tempo, poi verso le due scappa a casa. Io e Monica non abbiamo impegni e rimaniamo per continuare il lavoro di disostruzione. Altro che: si passa velocemente...., il lavoro è impegnativo e la fessura è proprio stretta tra l'altro Nino mi ha dato anche una batteria scarica e senza mezzi meccanici l'impresa si fa veramente ardua. Dopo un paio di ore di duro lavoro, riesco a tirare fuori dal meandro l'ultimo masso che impediva il passaggio, ma sono sfinito e così Monica che nel frattempo si è tolta anche l'imbrago, si infila nel cunicolo e riesce a passare facendomi poi la telecronaca in diretta della sua esplorazioni. Eccovi le testuali parole di Monica-esploratrice: "Ho fatto quattro metri e mi infilo in un passaggio che si apre sulla destra e va leggermente il salita, davanti e me leggermente più in alto un laghetto di circa un metro di diametro, mi alzo e dopo trenta centimetri riesco a stare quasi in piedi. Dietro di me un altro passaggio e poco dopo un bivio. Uno porta ad un camino, l'altro è il meandro che però è stato tagliato da una frana che ostruisce il passaggio, ma oltre si vede ancora il meandro". Tutto chiaro, no!?
Abbiamo fatto la nostra bella esplorazione anche oggi, prepariamo i sacchi e torniamo a casa. Alla sera pizza, sempre meravigliosa al campeggio Ekar.


Sabato 21 Agosto 2010 - "BUSO SU IN BERTIAGA"
Finalmente si va su in Bertiaga.
Nino dopo la grande scoperta in Giasara ha avuto questa illuminazione e spesso se ne esce dicendo: "Dobbiamo andare anche su al Bertiaga, quando lo abbiamo trovato siamo scesi una quarantina di metri e ci siamo fermati su una strettoia soffiante senza mezzi adeguati per forzarla, adesso che siamo super attrezzati dobbiamo tornare a dare un occhiata". E così oggi, armati di tutto punto siamo davanti al buco: io, Nino, Loris e Marco grande.
L'ingresso è in realtà una galleria della guerra lunga una decina di metri che intercetta poi il pozzo della grotta vera e propria. Cominciamo a pensare sul tipo di armo da effettuare anche perché i soldati avevano fatto un pavimento con dei grossi tronchi su cui avevano probabilmente appoggiato sopra dei massi per "tappare" e mettere in sicurezza il pozzo e adesso, dopo anni, tutto è sospeso miracolosamente nel vuoto e l'idea di fare una pulizia per scendere in sicurezza non piace a nessuno per cui si decide di scendere senza sfiorare niente e andare a vedere come è la situazione più sotto. Loris scende come sempre per primo e a ruota tutti gli altri. Una volta raggiunto il fondo, sentiamo uno strano odore di "cadavere" e Nino si accorge che proprio sulla buca da lettere che scende verso il basso c'è lo scheletro di un cervo. Malvolentieri comincia a scavare per liberare il passaggio. Loris intanto prepara la partenza per lavorare in sicurezza, per la discesa di quello che dovrebbe essere il secondo pozzo che a memoria dovrebbe essere là più in basso.
Guardiamo il passaggio che è veramente stretto e angusto e facciamo dei commenti su quanto poco bastava una volta per passare, sarà anche l'età che avanza ma di lì adesso non si passa e si decide così di allargare il passaggio per scendere più agevolmente. Nino ci dà dentro e fa un bel lavoro, il cunicolo comincia ad assumere un aspetto più vivibile, di bello c'è anche che il materiale di risulta si può lanciare con i piedi nel vuoto, per cui non dobbiamo neanche sollevare sassi. Unica nota negativa è la presenza di un bel po' di fango che riempie tuta e attrezzi.
Dopo un po' do il cambio al mio compagno e continuo il lavoro che procede a ritmi elevati. Oggi per venire in grotta siamo partiti nel pomeriggio e purtroppo come si dice da noi, il sole mangia le ore (anche sotto terra) e dobbiamo tornare a casa.
Sulla strada del ritorno facciamo anche un'altra bella scoperta, troviamo in mezzo al bosco una trentina di mazze di tamburo meravigliose che naturalmente raccogliamo e portiamo a casa.
Anche sul Bertiaga abbiamo aperto il cantiere di lavoro, speriamo che Nino non si sbagli e che anche questo posto ci regali delle belle emozioni.


Domenica 22 Agosto 2010 – "BUSO DELLA CALDERA SUL MONTE VERENA"
Detto e fatto!
L'intenzione era quella di fare un bel fine settimana in un full immersion speleologico e ciò è stato realizzato. Siamo in pochi, ma anche oggi ci siamo organizzati; io, Monica, Marco piccolo e anche Chiara assieme al suo moroso, ci siamo recati sul monte Verena per dare un ulteriore "occhiata" al buso del Kessalprenno o Caldera, che a memoria sembra possa andare "avanti".
L'organizzazione toppa un po' all'inizio della mattinata, quando capiamo che Chiara ha capito male dove si trova il buco e suo moroso è partito prima con gli ski-roll e ci aspetta su nel piazzale del Verena alla partenza della seggiovia. La strada che facciamo noi è invece quella dietro il laghetto Lonaba, per cui la povera Chiara deve prendere la sua macchina e salire a recuperare il fondista. Noi intanto saliamo e prepariamo il necessario per le esplorazioni.
Seconda falla della giornata: tutti siamo convinti di avere due attrezzature per Chiara e compagno, invece abbiamo un solo casco per cui i due devono alternarsi nella visita della grotta. Entriamo per primi io e Marco con i sacchi per lo scavo: mamma mia! Il meandro iniziale sembra sempre più stretto o probabilmente io sono ingrassato un po' e fatico non poco nella progressione. Mi consola vedere che dietro di me, il diciassettenne Marco "tribola". Dietro di noi Monica, da brava maestra sta dando lezioni di speleologia a Chiara che per la prima volta si trova ad affrontare un meandro particolarmente difficoltoso. Arriviamo nella stanza concrezionata a una ventina di metri dall'ingresso e cerchiamo di capire da dove arriva l'aria. Con noi abbiamo due trapani e le vie buone sono almeno tre per cui cerchiamo di dividerci, io lavoro verso la dolina, mentre Marco si butta a capofitto dentro un cunicolo che porta a monte dal quale esce una discreta aria. Dopo un po' siamo raggiunti anche dalle due speleo e approfittiamo per fare qualche foto-ricordo-speleologiche. Chiara è orgogliosissima di se stessa e anch'io resto stupefatto del fatto che sia riuscita ad arrivare fino alla stanza. Avrei giurato che avrebbe fatto marcia indietro, Brava!
Ricominciamo a guardarci in giro e ci accorgiamo ben presto che la grotta è particolarmente fredda, siamo già tutti bagnati o meglio concrezionati nel tentativo di passare per i cunicoli calcificati della grotta.
Le donne fanno marcia indietro Marco sembra arrendersi agli eventi e si lamenta del freddo, lo stimolo a muoversi per riscaldarsi, ma lui fa la bella statuina e non si muove. Io che continuo ad andare avanti e indietro ho le mani ghiacciate ma qualche considerazione e certezza sulla grotta adesso le abbiamo: Il cunicolo alto e basso che scendono verso la dolina, dopo un po' si collegano e poi insieme si buttano a pochi metri dall'attuale ingresso; probabilmente scavando un po' ne salterebbe fuori uno di nuovo.
L'altro cunicolo quello che va verso monte lo abbiamo forzato però non sembra dare delle prospettive di continuità, probabilmente scavando un bel po...'!
Verso le tre decidiamo di uscire, anche perché siamo completamente ghiacciati, appena fuori do un occhiata all'ingresso grande e bello, sopra a quello che abbiamo esplorato e mi dico: Beh, non è ancora finita, forse da sopra da qualche parte si arriva!


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