Abrisassi
Un sogno lungo 30 anni
Partecipanti: Elena, Jack
Ore 06.00 ritrovo sotto casa del Jack. Oggi giornata storica: abbiamo deciso di andare al fondo fondo degli Abrisassi (ecco il perché dell’orario di ritrovo così mattutino).
All’appuntamento siamo io, Jack e Nino che, stranamente, per la seconda volta, arriva puntualissimo e infatti è venuto ad avvisarci che non potrà essere dei nostri…peccato!!!
Tutto è già pronto, basta solo caricare la roba in macchina, io e Jack non perdiamo tempo…termine ultimo di uscita ore 00.00.
Abbiamo deciso di portare con noi anche la telecamera che tiriamo fuori già in fase di vestizione per registrare il primo di una serie di video messaggi.
Come al solito scendiamo spediti, ci concediamo giusto alcune brevi pause per fare qualche ripresa e recuperare corda e acqua lasciate la volta precedente lungo il meandro a -120.
Arrivati al campo ci concediamo una tappa più duratura, con tanto di the caldo in video diretta, e prepariamo i sacchi con il necessario per proseguire la nostra avventura.
Siamo carichi di energia ed entusiasmo…stentiamo quasi a credere che questo momento sia finalmente arrivato…io sto per superare il mio “limite esplorativo” agli Abrisassi, mentre per Jack è un bel ritorno al passato.
In effetti sono trascorsi parecchi anni dall’ultima volta che qualcuno ha bazzicato da queste parti, tanto che Jack inizialmente fatica a ricordare la giusta via da percorrere.
Ma è solo questione di cercare…stavolta niente ci può fermare ed eccolo individuare il passaggio che da sul pozzo.
Considerato il contesto decidiamo di fare le cose per bene e armiamo sin dall’inizio un lungo tratto un tempo percorso in libera. Oltretutto, poco sotto la partenza, un passaggio stretto e rognoso ci fa penare con i sacchi, e la corda ci è indubbiamente di aiuto.
Raggiungiamo il punto dal quale i primi esploratori erano effettivamente partiti ad attrezzare la via e troviamo la corda (lasciata in loco) in pessime condizioni, lesionata in più punti in modo inquietante…la cosa non ci coglie impreparati, abbiamo con noi una corda che utilizziamo per riarmare completamente il pozzo… o quasi…riesco infatti ad arrivare giusta giusta su di una cengia, sulla quale mi raggiunge Jack con uno spezzone di quella vecchia e riusciamo così a mettere piede alla base del grande camino.
Ci prendiamo un paio di minuti per “l’acclimatamento”, l’ambiente cambia parecchio, le pareti e gli stessi massi che decretano il fondo sono di colore scuro, quasi neri, e c’è pure parecchia acqua!
Due cascate, che sbucano da punti diametralmente opposti, riempiono l’aria di un gran fragore e tanta umidità.
Ci spostiamo dalla parte opposta, in direzione del meandro che già i primi esploratori avevano individuato e percorso.
E’ piuttosto stretto e senza pensarci decidiamo di allargare per rendere il passaggio più agevole. Il lavoro richiede del tempo, c’è parecchio materiale instabile e le pareti, ad un primo colpo d’occhio integre e sane, si rivelano piuttosto fragili e insidiose.
Riusciamo a raggiungere finalmente il famoso pozzetto dal quale sembra provenire un rumore molto forte di acqua che scorre e l’aria che ci soffia in faccia letteralmente ci gasa e ci fa sentire un po’ come gli astronauti che per primi misero piede sulla superficie lunare…l’emozione è indescrivibile!!!
Per scendere però c’ è ancora del lavoro da fare però.
Sono un po’ di ore che siamo in grotta e cominciamo ad essere stanchi, bagnati ed affamati…l’orologio ci ricorda che è tempo di riprendere la via del rientro per il quale impieghiamo poco più di 5 ore.
Ancora una volta è stata un’avventura straordinaria e non vediamo l’ora di vivere la prossima!
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