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ABRI SASSI
ALTRO GIRO, ALTRO POZZO

Attività svolta Sabato, 19 Agosto 2017

Partecipanti: Elena, Jack, Monica, Mus, Nino

IL_MEANDRO_DI_110_METRI

Dopo solo tre settimane, eccoci di nuovo sul fondo degli Abri Sassi. Siamo sempre in due, io ed Elena, purtroppo… però questo non ci ferma nell’esplorazione di quello che sembra un abisso che scende dritto verso l’infinito (esagerato????mah!!!) Il campo a -360 è sicuramente quello che ha dato la svolta definitiva al modo di affrontare la profondità e la lunghezza di questa grotta, adesso si scende con serenità, nessuna fretta di tornare a casa, ed un sacco di tempo da dedicare ai lavori, fatti bene, e portare avanti l’esplorazione passo dopo passo. Partiamo sempre con le idee ben chiare sul da farsi, personalmente di notte, nei miei sogni-incubi, continuo a ripercorrere pozzi e meandri di quella grotta, in realtà senza concludere un gran che, aumentando però, giorno dopo giorno la mia curiosità e spronandomi nel preparare la spedizione successiva. Sabato mattina partiamo da Asiago sotto un bel diluvio, le previsioni erano molto più ottimiste e ci auguriamo di trovare il bel tempo in quel di Lusiana, cosa che però non succede. Ci ritroviamo in macchina a mangiarci il nostro bel panino con mortadella e maionese con i tergicristallo accesi a tenerci compagnia. Colpo di culo e poco dopo uno squarcio nel cielo ci da la possibilità di cambiarci ed entrare in grotta senza bagnarci neanche un po’. Nei nostri progetti giornalieri c’è anche quello di rifilmare i punti più importanti della grotta, per avere poi del buon materiale per preparare un documentario nuovo sull’evoluzione dell’esplorazione della cavità. Cosa che facciamo veramente per bene e che tra l’altro ci dà la possibilità di scendere fino al campo più tranquillamente approfittando dei tempi lenti delle riprese. Al campo ci fermiamo per un paio d’ore per riposare, mangiare la nostra bella minestra calda con i tortellini, e scaldarci con una bella tazza di the tra le mani e poi via verso il fondo. Ad aspettarci, il pozzo da 20 che l’altra volta avevamo visto ma non sceso. Ci arriviamo in breve passando prima per il pozzo nero dove facciamo una miglioria alla partenza aggiungendo un altro fix di sicurezza. Qui tra l’altro imparo una cosa dopo 30 anni che faccio speleologia sul nodo della guida con frizione (robe da matti). Mi sento però un privilegiato visto che la mia istruttrice di speleologia nazionale nonché a questo punto, personale, trova il tempo per insegnarmi ad armare i pozzi come si deve! Fatichiamo non poco nella preparazione del pozzo da 20 , le pareti non suonano bene sotto i battiti del martello, ma alla fine con un bel coniglio riusciamo a centrare il pozzo e a scenderlo senza fare altri frazionamenti. Scende Elena per prima e io la seguo. Il fondo è riempito da una frana, ci muoviamo con cautela per capire se tutto è stabile e poi vediamo nella solita direzione 200° nord un meandro fossile che va. Ci infiliamo! All’inizio, per una ventina di metri, sentiamo sotto di noi anche l’acqua, poi più niente, silenzio totale. Guardando avanti continuiamo a vedere il meandro aperto, a momenti si stringe lasciandoci comunque passare, le pareti sono completamente frastagliate dall’azione dell’acqua, dopo una cinquantina di metri sembra chiudersi con una frana che in cinque minuti liberiamo. Siamo sempre piu’ impressionati, dove andrà??? Dopo un centinaio di metri infiniti vediamo del buio davanti a noi, io chiudo gli occhi perché voglio condividere con Elena, dietro a me, questo momento. Puntiamo in contemporanea i nostri illuminatori verso il baratro che si apre davanti a noi. E’ grande, lo stimiamo 30 di profondità per 40 di lunghezza per trenta di larghezza con dei massi di crollo giganteschi sul pavimento. Io esulto come esultano tutti gli uomini, Elena piange dalla gioia e lo fa per davvero. Ci guardiamo, non crediamo, riguardiamo, no, non è un sogno anche questa volta veniamo premiati della nostra costanza e perseveranza e la grotta ci ripaga degnamente. Stando in silenzio sentiamo dal fondo il rumore dell’acqua, buon segno, anche nella prossima spedizione avremo del gran lavoro da fare e ci auguriamo di farlo insieme a Nino e agli altri del gruppo, chissà! Ritorniamo alla base del pozzo e qui armiamo un saltino di 5 metri che scende nella forra dove scorre l’acqua e fa un rumore impressionante. Una volta giù ci rendiamo conto che l’acqua ha scavato veramente poco, niente gallerie come ci aspettavamo ma solo una cascatella generatrice del rumore e poi l’acqua che sparisce in mezzo alla roccia….mah!!! Dobbiamo documentare ancora il meandro fossile per cui lo ripercorriamo filmandolo tutto per poter poi far vedere a tutti la grande scoperta. Praticamente oggi siamo riusciti a filmare tutta la grotta, dall’inizio alla “quasi fine”. Arriviamo al campo verso l’una di notte non prima di aver preso una bella lavata sotto la cascata del pozzo nero, fuori deve aver piovuto copiosamente e qui sotto si sente e si vede. In tenda altra cenetta con tortellini caldi e antipasto di grana e pomodorini, una leccornia! “Dormiamo” per modo di dire e a mezzogiorno della domenica siamo di nuovo con i sacchi in spalla, mezzi assonnati (anzi assonnati del tutto) per ritornare a casa. Anche questa volta sopra il pozzo da 70 troviamo Nino, Loris e Monica che ci liberano dei sacchi pesanti e ci danno una gran mano ad uscire più serenamente dalla grotta. Solito spritz in Val Ceccona, grandi chiacchiere, grandi considerazioni, Grandi Tutti!


Scritto da

Jack

Jack Socio G.S.S. dal 1990

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