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A VOLTE RITORNANO
scritto da Giacomo Casagrande

Attività svolta Domenica, 06 Agosto 2017

Partecipanti: Elena, Jack, Nino
Altri partecipanti: GIACOMO CASAGRANDE

Agosto 2017: canonica settimana di vacanza ad Asiago con i figli. E’ il terzo anno di vacanze estive che porto con me l’attrezzatura, i bambini hanno ormai un po’ di anni e potrebbero restare con i nonni per 1 giorno, penso ogni estate, ma fino ad oggi non ho avuto troppa fortuna o velleità. Quest’anno però il destino ci mette del suo. Già il primo giorno incrocio Nino sotto a casa mia, che mi da la grande notizia degli Abri. Il giovedì vado anche al ritrovo in casetta e capisco che anche “geologicamente” agli Abri bisogna dare un’occhiata. Risultato: non so se per compassione nei miei confronti o per entusiasmo, si rimane d’accordo per la gita domenicale agli Abri. Obiettivo trasporto corde e materiale per la prossima punta esplorativa e vedere la geologia della grotta. Eccomi qui di nuovo. Era il 1991, avevo 16 anni, e fu la mia prima grotta profonda in quella fantastica estate in cui scoprii che l’Altopiano era pieno di grotte. Questi “signori” mi accettarono nel loro gruppo e ogni domenica mi aggregavo alle loro scorribande. Jack e Nino sono sempre loro. Anche Loris ci è stato la scorsa settimana. Poco è cambiato e ritrovarsi è un vero piacere. Ci ritornai altre 2 volte pochi anni dopo, ma già maturo speleologo. Entrambe fino al fondo e lasciando aperte le esplorazioni. All’ingresso affiorano i ricordi. Tanti momenti speciali. L’ultima volta fu con i compagni triestini Angelo e Max “Duracel” negli anni in cui eravamo già “in piena” in Canin. Un affiatamento che non ho più trovato con altri e che quel semplice giro agli Abri mi fece capire a che livello era. E poi c’ è Elena qui con Jack e Nino, che mi ricorda nell’entusiasmo Marina, che ci seguiva dappertutto, anche a -1000, fin quando decise un bel giorno di ritornare a Cortina e metter su famiglia. La grotta scorre veloce. Ho vaghi ricordi ma sicuramente il lavoro di disostruzione è stato imponente. Complimenti al GSS. E’ anche più bella di quel che mi ricordavo. La vedo con altri occhi e cerco di capirci qualcosa in qualità di ormai ex esperto di carsismo. Interessantissima la faglia che si incrocia sul P70, che da qui da la direzione alla grotta, ma il salto non è solo un approfondimento del meandro sulla faglia, è qualcosa di più complicato e in futuro potrebbe riservare delle sorprese, basta provare a traversare o risalire. Ma per un po’ di tempo ancora è giusto concentrarsi verso la profondità. Da qualche parte sotto l’altopiano ci saranno o no ste gallerie freatiche come in tutti i carsismi ben maturi e organizzati (come questo)? Dalla base del P70 proseguiamo ancora per 30-45 minuti. La morfologia (bella) di questo meandro me la ricordavo bene, non mi ricordavo che cmq continuava a rompere i coglioni punzecchiandoti di tanto in tanto con l’ennesimo passaggino…con l’età ci si adegua sempre di meno. Lasciamo corde, materiale ed acqua in una comoda ed asciutta ansa. E’ tempo di rientrare per ritagliarsi il tempo per un aperitivo ed essere a casa a cena dai figli. Nell’animo si è risvegliata l’ebbrezza dell’esplorazione, lasciata da qualche anno per gli impegni della famiglia e gli acciacchi. Ma questa forse è una dimensione possibile. Cercheremo di tornare.


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