Spelonca della Neve
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Spelonca della Neve
0051 V VI

Esplorato da

Gruppo Speleologico Settecomuni
Gruppo Grotte CAI Schio

Rilievo Topografico

Pierantonio Rigoni Zurlo

Coordinate WGS 84

45° 55' 2.5" N, 11° 24' 45.58" E

Coordinate M. Mario

45° 55' 05" N, 1° 02' 20" W

Specifiche

  • Anno: 1990
  • Numero Catastale: 0051 V VI
  • Area Carsica: SC07
  • Sviluppo: 258/-56
  • Quota s.l.m.: 1760
  • Località: Casare Verena
  • Comune: Roana
  • Provincia: Vicenza

Ricerca incrociata

1990 - Casare Verena - Roana - SC 07

Posizione sulla mappa

La posizione potrebbe essere solamente indicativa.

Itinerario d'accesso

Percorrendo la strada bianca che porta alla cima del Monte Verena, giunti all'altezza di una curva nei cui paraggi è ben visibile un rifugio, si può parcheggiare. Sotto strada, sulla destra, si può notare la grande spaccatura d'ingresso.

Descrizione della grotta

Dalla strada si scende fino a guadagnare il bordo inferiore dell'ampia spaccatura nella quale si sviluppa la cavità. Qui, ancorandosi ad un abete, si può scendere, dopo aver frazionato, alla base del pozzo principale.

Tale base si presenta a forma lenticolare molto allungata e dal suo apice inferiore, quando le condizioni di innevamento lo permettono, si può penetrare in un ambiente davvero singolare, dove una grande sala è quasi interamente occupata da una notevole massa di ghiaccio. Sul soffitto si può notare l'arrivo di un cunicolo di apporto che ha originato, al centro di questa massa di ghiaccio, un pozzo profondo una decina di metri ed il cui pavimento è costituito da materiale litoclastico.

Risaliti e tornati alla base del pozzo principale, si può procedere verso monte e, se il deposito di neve lo permette, è possibile passare sotto un ponte di roccia e proseguire, con un po' di cautela, fino a trovare un nuovo grande ambiente. Su questo, un ulteriore pozzo di ghiaccio porta nelle zone più interne della cavità. Se non fosse possibile passare sotto il sopracitato ponte di roccia, oppure volendo visitare solo la parte più interna della grotta, si può scendere dal lato superiore dell'ingresso e giungere in questo modo nel punto in cui ora ci troviamo. Questo ampio salone termina con vari ambienti che si evolvono in laminatoi impercorribili.

Nelle vicinanze dell'ingresso del pozzo sopra menzionato, ci si può ancorare su una parete di roccia tramite uno spit ed iniziare la discesa. Subito, il pozzo si rivela essere una forra scavata nel ghiaccio e nella cui parte superiore è incastonato un enorme tronco di larice. Percorsa la forra per una quindicina di metri, si incontra un gradino roccioso che va a formare il soffitto di una sala alla quale si può accedere attraverso un ripido scivolo di ghiaccio.

Questo, poi, degradando dolcemente, va a costituire il pavimento della sala stessa.

A questo punto, guardando di fronte, si può notare una specie di cono formato da ghiaccio e detriti che, probabilmente, è parte del fondo del pozzo principale.

Dal lato della sala, si può accedere in un vano originato dall'unione di più fusoidi interessati da fenomeni di litogenesi concrezionale.

La scoperta più interessante è stata fatta proprio alla base di questo ambiente, dove è stato individuato un cunicolo con forte corrente d'aria. Per rendere praticabile questo passaggio sono occorse numerose uscite, ma ne è valsa la pena in quanto abbiamo potuto esplorare un bel sistema di vani ascendenti ed allungare così di parecchio lo sviluppo della grotta.

Note
In riferimento alla sopracitata forra di ghiaccio, riteniamo utile fare alcune considerazioni che appaiono interessanti.

Durante le prime esplorazioni, abbiamo notato che, a distanza di una settimana, il suo diametro era aumentato di circa 1 metro. Questo particolare, a nostro avviso, si può collegare direttamente alla disostruzione del cunicolo di cui abbiamo parlato poco sopra. Infatti, i lavori suddetti hanno permesso una maggiore circolazione d'aria che, in un punto critico come quello in cui si trova la forra, può aver dato origine a questo fenomeno.

A riprova delle nostre convinzioni, c'è anche il fatto che, passati ben sette mesi e tra questi un intero inverno, il quale in questa zona anche negli anni più magri scarica sempre un paio di metri di neve, quando siamo tornati abbiamo trovato il passaggio libero come lo avevamo lasciato. Altro particolare degno di nota, riteniamo sia il fatto che ora andremo ad esporre. Mentre stavamo rilevando uno dei primi ambienti descritti, precisamente quello con il pozzo scavato nel ghiaccio, ci siamo accorti che dopo circa un quarto d'ora di nostra permanenza all'interno, è cominciato uno stillicidio che è andato via via aumentando fino a sospingerci ad uscire. Abbiamo così dedotto che la presenza di soli due speleologi quali eravamo, era riuscita ad influenzare il microclima all'interno della grotta.

Sandro Ronzani